"Golden Age", l'età dell'oro.
Un periodo di splendore, magnificenza.
Un titolo perfetto per il nuovo disco degli svizzeri
Nucleus Torn.
La loro musica diviene preziosa come il metallo più prezioso, si fa sempre più elegante e raffinata. La base resta sempre un folk rock delicato ed inebriante, dominato, per lunga parte, dagli strumenti acustici, sul quale il mastermind
Fredy Schnyder costruisce brani che si spingono fino a certo progressive in cui fanno bella mostra di se strumenti come sax, violino o flauto.
La calma e la rilasatezza del lavoro vengono però improvvisamente straziate dalle violente aperture metal di pezzi come
"Ash" o la conclusiva
"Death Triumphant" in cui ci troviamo di fronte ad una voce distorta che stride violentemente con i vocalizzi soavi della bravissima
Anna Murphy (Eluveitie) che sono invece protagonisti degli altri brani insieme con una voce maschile sempre delicata e sognante.
"Golden Age" è, dunque, un disco in cui la
dicotomia è protagonista: da una parte la dolcezza dei ricami folk e delle lunghe divagazioni acustiche, dall'altra le minacciose esplosioni distorte della parte finale del disco che creano una atmosfera disperata ed angosciante. I
Nucleus Torn si confermano un gruppo di classe e rilasciano un lavoro certamente non facile da capire per la sua eterogeneità e per il suo essere spezzato praticamente in due, ma ,forse, il suo senso più intimo sta proprio in questa frattura profonda.
Fredy Schnyder sembra invitarci a riflettere sul contrasto tra la nostra anima e il suo lato oscuro, sulle fascinazioni della metà sconosciuta che ognuno di noi possiede.
Come dire: dolci carezze e dolorosi graffi sono in ognuno di noi.
Disco profondissimo.
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