In attesa del successore di “16[485]” i tedeschi
Agrypnie han pensato bene di dare alle stampe “Asche”, EP di sei pezzi la cui importante durata, oltre quarantasette minuti, a mio avviso va ben oltre la concezione stessa di EP raggiungendo quasi quella di un album vero e proprio.
Tanta la carne messa sul fuoco dal terzetto tedesco, il quale da parte sua sembra proprio vivere un momento davvero felice a livello compositivo grazie alla personalissima miscela di metallo oscuro dalle forti connotazioni drammatiche e sofferenti
La matrice black metal della band è evidente, così come è evidente che essa è un punto di partenza per fare buona musica e non un mero punto di arrivo.
Definirli con comodità come una band post-black metal, di quelle che mischiano metal con ambient/shoegaze/doom/post-rock mi sembra alquanto limitativo, anche perché i punti di contatto, giusto per fare due nomi importanti del genere come i conterranei Farsot e Lantlos, sono davvero sparuti essendo gli Agrypnie molto più dinamici potendo contare su di un riffing più spesso.
L’alternanza sapiente fra le parti più malinconiche e quelle tirate, l’assenza di ridondanza e ripetitività (mali che affliggono la stragrande maggioranza dei prodotti di questo tipo) fanno di “Asche” un lavoro di estrema qualità capace di accontentare i palati più fini dell’audience estrema.
Se poi vogliamo chiamarlo black metal sperimentale e progressivo, facciamolo pure, basta non scordarsi si tenere puntati i riflettori su una delle migliori realtà partorite dalla Germania negli ultimi anni.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?