Quattordici classici del
rock, del
soul e del
blues, riproposti dalla band di
Siggi Schwarz e da un buon numero di ospiti, ponendo particolare interesse sulle molteplici possibilità espressive della chitarra … questo, in breve, il contenuto di questo disco dall’esplicito titolo.
Oltre al titolare dell’operazione, abbastanza noto nel settore per la sua attività di compositore, musicista, produttore e …
commerciante (di materiale specializzato per chitarristi … il suo negozio non manca di essere menzionato nel booklet del Cd), sono i nomi di Alex Conti (piuttosto ricco il suo curriculum) e Frank Diez (una “piccola gloria” del rock tedesco, con militanza in Frumpy, Atlantis, Peter Maffay Band, …) a garantire una discreta forma d’attrazione tra gli “iniziati”, mentre tocca ai più celebri Geoff Whitehorn (Procol Harum e turnista di “lusso”) e, soprattutto, Michael Schenker, offrire un ulteriore motivo di richiamo anche per chi non è esattamente un esperto estimatore dello strumento nelle sue varie sfaccettature tecniche.
Il prodotto è, dunque, ovviamente prima di tutto indirizzato all’ultima categoria descritta, che non potrà che ammirare gli interventi di cotanti
guitar heroes e che si potrà districare facilmente tra i vari assolo proposti grazie ad una loro dettagliata descrizione (denominata, per l'appunto, “
The ultimate Solo List”), ma vuoi per la sensibilità e la misura dei musicisti (mentre la voce di Martin Hesener appare gradevole e pertinente pur senza picchi particolari) e vuoi per il repertorio selezionato, ricco di autentici
standard in cui virtuosismo e spigliatezza melodica possono convivere senza grossi conflitti, sono convinto che l’albo potrà essere gradito anche dai
musicofili meno
qualificati, ammaliati da una formula espressiva sempre piuttosto godibile e facilmente “comprensibile”.
Attraverso un programma diviso tra situazioni piacevolmente
prevedibili (“I can't stand the rain”, “Good morning, school girl”, “Superstition”, …) e qualcuna forse leggermente meno
attesa e tuttavia costantemente attraente (la “Kiss” di Prince oppure anche la “Upside down” di Diana Ross, per esempio), “Siggi Schwarz & The Electricguitar Legends” ha le doti per farsi apprezzare in maniera abbastanza diffusa, come
mezzo per tentare di carpire i segreti di una prestazione esecutiva sufficientemente equilibrata e appassionata, o semplicemente come
tramite per un’ora abbondante di buona e “classica” compagnia musicale.
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