Oltre agli Orphaned Land, Arafel e Melechesh non ricordavo - colpevolmente - altre formazioni provenienti da Israele, una
lacuna colmata ora dai
Prey For Nothing, al loro secondo album, "Against All Good And Evil", in uscita per la Massacre Records, che segue a qualche anno di distanza l'esordio "Violence Divine" (2008).
Quello che ci propone questo quintetto è un Death Metal che punta quasi l'intera posta in gioco sulla componente tecnica del genere, rispetto alla violenza
tout court.
Certo, il growling di Yotam 'Defiler' Avni non fa sconti a nessuno e quando alzano i ritmi e la velocità le canzoni si trasformano ("Home Made Holocaust" o "Against All Evil") in vere mazzate sonore, e non mancano nemmeno brani dove trapelano passaggi vicini ad un Metal più classico o con un tocco melodico, che si evidenzia sopratutto nello strumentale "Axis Mundi" o nelle clean vocals di "Against All Good". Tuttavia il focus dell'album verte su quei cambi di tempo e quelle ritmiche spiazzanti che caratterizzano buoni episodi come "My Final Relapse" o "Buried By the Light", ma che in altri momenti sembrano invece ritorcersi su stessi, come nel caso di "Checkhov’s Gun" e "Tuning Shears to Swords", in una sterile ostentazione di quanto i Prey For Nothing possano spingere
oltre i propri mezzi, esecutivi e compositivi.
L'aver registrato il disco in Polonia presso gli Hertz Studios (dove sono già passati gruppi di spessore come Behemoth, Vader o Hate) garantisce poi una resa sonora ottimale, per un riuscito mix di brutalità e tecnica, a spaziare tra Death, At The Gates o In Flames, sicuramente non immediato e talvolta fin troppo esasperato, ma anche da non sottovalutare.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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