Dal nord padano all'Argentina, passando per Barcellona e Pier Paolo Pasolini. Si direbbe la sintesi di una canzone di Francesco Guccini; in realtà è il sentiero compiuto (in un viaggio fatto in Sud America lo scorso anno dalla band e nell'incontro con l'arte dell'indimenticato poeta italiano) da I Tre Allegri Ragazzi Morti, dall'ultimo disco di inediti "La Testa indipendente" del 2001, sino a questo nuovo "Il Sogno del Gorilla Bianco". Il Gorilla è una 'mitica' bestia che vive nello zoo di Barcellona, e forse potremmo essere ognuno di noi ingabbiati da vite, che Toffolo continua a raccontare con i suoi graffiti minimali, raccontati in una prospettiva musicale forse più ampia rispetto al passato. Se l'incipit "Rasoio, Mattatoio, Pazzatoio" sembra infatti portare dritti al rigore minimal punk '77, ed i CCCP riemergono alla memoria più di una volta, "Questo E' Il Mondo", il disco nel suo proseguire assume toni più intimi per quanto vibranti, frutto di canzoni che nella loro immediatezza riescono a raccontarsi ed esaurirsi in maniera quasi esemplare. Il rockabilly di "Country Boy", disegna un bel contrasto con l'acidità indie-rock di "Voglio" e "La Mia Foto" e il rock dalle tinte quasi folk di "Povero Me", in cui a fraseggiare con Toffolo compare il padre spirituale Giorgio Canali, le cui improvvise incursioni nelle esecuzioni aggiungono quel pizzico di suono in più che irrobustisce le scheletro di canzoni volutamente e necessariamente fragili, come i due minuti delle acustiche "Preghiera" e "Una Ragazza". Come forse e' quell'eterno adolescente che percorre il proprio cammino nella musica dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
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