Tornano i
Pharaoh di
Tim Aymar, dopo il deludente
EP di appena un anno fa. Questo nuovo full length ci fa ritrovare la band esattamente dove l’avevamo lasciata, alle prese cioè con un power metal incazzoso e ruvido, a cui l’ugola di Tim si adatta come un guanto. Ed ancora, come un anno fa, i dubbi che mi assalgono sono sempre gli stessi. Sì, perché chi vi scrive trova i Pharaoh sopravvalutati e banalissimi, seppur solidi nell’esecuzione. Un album come questo “
Bury the Light” ha, a mio avviso, poco da dire se paragonato alla mole di uscite nel genere. Qui siamo ovviamente nella nicchia degli amanti del power più
becer e
trVe, con una produzione sufficiente e senza quell’iperpompaggio tipico delle bands di scuola tedesca. Niente super arrangiamenti dunque, ma tre metallari che suonano e sudano, alle spalle di un Tim Aymar carico a palla. Il punto è che, al centovenitsettesimo ascolto, i brani di ‘BTL’ non si distinguono, non acquistano uno spessore, tendendo minacciosamente a mischiarsi l’uno all’altro nella memoria uditiva dell’ascoltatore. Per non parlare di perle come “
The Year of the Blizzard”, con un’intro acustica che fa a cazzotti con il resto del pezzo, o brani evitabilissimi come “
Cry”, “
Burn With Me” e tanti altri, che accostano a soluzioni scontatissime delle linee vocali per me davvero povere di contenuto.
Qualche buon brano c’è, ma stiamo parlando di raggiungere a stento la sufficienza. Il mio giudizio sui Pharaoh rimane incerto; sono sempre convinto che, se non fosse per la fama che Aymar si porta dietro dai tempi dei Control Denied, questo gruppo sarebbe naufragato come la Costa.
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