Approcciarsi alla musica degli
Akphaezya al fine di tirarne fuori un giudizio ed una recensione è opera tutt'altro che facile.
La proposta dei francesi è, infatti, assolutamente fuori dalle righe e la loro originalità, per una volta, non è una caratteristica sbandierata ai quattro venti dalla casa discografica, ma un effettivo tratto distintivo dal quale è impossibile prescindere.
"Anthology IV : The Tragedy of Nerak" è la la seconda uscita discografica del gruppo ed è il secondo capitolo di un concept, che verrà sviscerato in ordine rigorosamente NON cronologico, incentrato sulla terra immaginaria di Akphaezya.
Cosa ci propongono, dunque, questi folli musicisti?
La base di partenza sembra essere un robusto gothic metal, molto sognante, sul quale il gruppo innesta abbondanti dosi di jazz, pop, rock, ebm, teatro "puro", tristi note di pianoforte, più tutta una serie di ardite sperimentazioni che per una volta, a ragione, possono essere definite
avant-garde e che danno al disco lo stesso fascino di una passeggiata notturna sulle sponde della Senna.
Su questo vortice sonoro, che non disdegna puntate verso i lidi estremi della musica metal, si ergono ad indiscusse protagoniste la voce e l'interpretazione, assolutamente fenomenale, della singer
Nehl Aelin capace di arricchire e personalizzare profondamente ogni singolo passaggio dell'opera.
Durante l'ascolto del disco, che è stato diviso secondo l'ottica di una vera e propria opera teatrale, verrete letteralmente travolti da una folle vena sperimentale che risulta essere incontenibile poichè basata su una serie di sorprese e di invenzioni assolutamente destabilizzanti.
Mi rendo conto che una proposta come questa possa far storcere il naso a molti ed è altrettanto vero che
"Anthology IV : The Tragedy of Nerak" non è certamente il disco più indicato da mettere su ad una festa o per scapocciare sotto un palco, ma è innegabile che pezzi come la folle
"Utopia", dal taglio
cabarettistico, o l'opener
"Slow Vertigo", con le sue atmosfere sognanti in qualche modo vicino ai
The Gathering di inizio carriera, siano pezzi di assoluto valore concepiti da un gruppo di indubbia classe.
Sottolinenado l'ottima preparazione tecnica dei musicisti e l'impossibilità di segnalare veri e propri punti di riferimento nella musica dei nostri, non posso fare altro che consigliare a chiunque cerchi qualcosa di
insolito in un panorama musicale che invece sembra essere sempre più standardizzato di dare un ascolto a questo, ottimo, disco.
Non ve ne pentirete davvero.