E io che pensavo che da Funchal, sull'isola di Madeira, ci venisse solo Cristiano Ronaldo! E invece ecco sbucare questi
Karnak Seti, nome che prende il nome dal programma "SETI" per la ricerca di intelligenze al di fuori del pianeta Terra, argomento trattato dai portoghesi anche nelle lyrics di "
In Harmonic Entropy".
E proprio il disco in questione è un esempio classico, forse fin troppo, di quello che sembra debba essere un buon disco di Melodic Death metal ai giorni nostri: riffing aggressivo, una buona dose di elettronica, una voce incazzata a metà tra il death e l'hardcore e una spruzzata di melodia, soprattutto nei ritornelli. Ecco, se bastasse questo per fare di un disco un gran disco, i
Karnak Seti riuscirebbero nell'intento a mani basse.
Il problema è che qui dentro non c'è un briciolo di originalità, tutto è suonato e interpretato bene ma in maniera eccessivamente canonica, seguendo un canovaccio ormai stilemico e quasi retorico, che ci affascina con la sua bontà ma che ci distoglie dal punto focale: la mancanza di idee.
C'è da dire che i portoghesi qualche piccolo sforzo lo fanno, canzoni quali "
Golden Age of Downfalls" e soprattutto "
Stranded by Existence", con i suoi suoni elettronici che tanto mi hanno ricordato la sigla di Knight Rider, sono canzoni di buon livello, la seconda addirittura buonissimo, ma sono comunque ancorate al suolo del "già sentito", cosa che non ci permette di sobbalzare sulla sedia ma ci relega al mero ascolto distratto.
Un album che non si può certo definire spazzatura, sarebbe un delitto, ma non si può nemmeno dire che "
In Harmonc Entropy" sia la nuova sensazione del melodeath mondiale. Un onesto sforzo da un'onesta giovane formazione, che per fare il salto di qualità e guadagnarsi un contratto discografico (il disco è auto-prodotto, peraltro in maniera eccellente) dovrà però tirar fuori le unghie e soprattutto una buona dose di fantasia. Promossi con riserva.
Quoth the Raven, Nevermore..
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