Mentre la neve cade incessante fuori dalla mia finestra,
"Anathema Ritualis" mi e ci offre uno spaccato dell'undenground estremo italiano presentandoci due band dedite ad un black metal oscuro e gelido come i fiocchi che guardo scendere li fuori.
I lecchesi
Tumulus Anmatus sono autori dei primi due brani che ne mettono in evidenza le notevoli doti:
"Leviathan" ha un incedere cadenzato e sulfureo in cui è la malignità a regnare sovrana, una malignità tangibile e nerissima esaltata da riff ottimamente concepiti;
"Dies Irae" è un brano molto più veloce, diremmo più tradizionalmente black, ed è supportato, anche in questo caso, da un ottimo lavoro delle sei corde che ci regalano passaggi semplicemente splendidi nella loro oscura dissonanza.
Il gruppo ha tutte le carte in regola per emergere. La nera fiamma arde incandescente per loro.
Gli
Strix vengono da Belluno e, a differenza dei colleghi, non hanno ancora rilasciato un full lenght album. Il loro è un approccio più "ingenuo" alla materia nera, un approccio che denota certamente una esperienza minore, ma non per questo i loro due brani sono meno validi.
"Il Volo della Strige" e
"Riti al Picco della Schiara" sono supportati da intrecci di chitarra brutali e, soprattutto, evocativi che sanno dipingere paesaggi legati ad una natura fatta di foreste impenetrabili e minacciose. Nella musica del gruppo è facile ammirare una forte anima pagana che prorompe dai pezzi donando loro un afflato epico e battagliero che ho particolarmente gradito. Coraggiosa poi la scelta della sola lingua italiana nei brani, mentre ho trovato un po' confusionaria la registrazione, soprattutto per quanto concerne la batteria.
In conclusione questo split è un'opera davvero interessante dal momento che ci presenta due realtà italiane molto valide che sapranno dare splendore ad un genere come il black metal nel quale, purtroppo, troppo spesso incontriamo pagliacci e non veri musicisti.
Tumulus Anmatus e
Strix invece non scherzano per niente e sono fieri portabandiera dell'estremo in musica.
Da supportora senza nessuna remora.
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