L’ironia “costruttiva” è una delle doti più rare da rintracciare nell’esistenza umana contemporanea e, in particolare, quello della musica
rock non è esattamente uno dei terreni migliori dove veder germogliare questo prezioso talento, tanto che si diventa un po’ “sospettosi” quando una
band si presenta con un’immagine e una scheda come quella utilizzata dai
Gazebo Penguins per esporre il loro secondo
full-length ufficiale
enigmaticamente intitolato “LEGNA”.
Goffamente travestiti da boscaioli, i tre vantano origini correggesi (“
come Luciano Ligabue”!), dichiarano fieramente di dividersi tra la stessa Correggio e Zocca (“
che è invece il paese natale di Vasco”!), e si affidano a una presentazione del loro lavoro abbastanza “stralunata”, lasciandomi quantomeno perplesso.
Insomma, il rischio che si trattasse di un prodotto alimentato da un “divertissement demenziale” artisticamente poco produttivo mi sembrava concreto, ma fortunatamente la “sostanza” del disco sconfessa immediatamente i miei ingannevoli pregiudizi.
Era, infatti, parecchio tempo che non ascoltavo un gruppo italiano così abile nel trattare la propria lingua con acume, sarcastica poesia e semplicità, immergendola in una struttura sonica che altrettanto sapientemente sfrutta gli insegnamenti di Fugazi, At The Drive In, Refused, Braid, Drive Like Jehu, Shellac e Hot Water Music, producendo una musica piuttosto “potente” e intensa, magari “incapace” di dettare risolutamente le “regole” del gioco, e tuttavia sicuramente in grado di non “subirle” in maniera eccessivamente asservita.
La regia di Francesco “Burro” Donadello (Giardini di Mirò, Massimo Volume, …) coordina le azioni per nulla
fatue di Capra, Sollo (anch’esso, tra l’altro, collaboratore
fonico dei Giardini di Mirò) e Piter, in grado di
trastullarsi con le parole e con le note in maniera assai efficace e comunque mai banale.
Ascoltate le tensioni lancinanti del “Tram delle sei”, le distorsioni “accessibili” di “Dettato”, la melodia emotiva ed elegiaca di “Senza di te” (
special guest Jacopo Lietti dei Fine Before You Came, autore, con Stefano Rossi, sotto la sigla cumulativa
Legno, anche dell’
artwork del Cd ) e sarà agevole comprendere quanto questi simpatici
Lumberjacks emiliani, a dispetto delle apparenze, “fanno sul serio”.
“Frate indovino” mi ricorda un po’ i Minutemen per il nervosismo e le convulsioni funky, “Troppo facile” (ardita la rima “
auguri” / “
tamburi”!) è un vibrante
festival ritmico dalla notevole forza espressiva, mentre tocca alla lacerante “Ci mancherà”, alla tellurica “Cinghiale” e alle frenesie sghembe di “300 lire”, completare un convincente esempio di destabilizzante e rumorosa armonia sonora.
La citazione dello sfruttato
calembour “
Lascia l’ascia, accetta l’accetta” (manca “
trascura la scure”, però …
vabbè …), che campeggia nell’interno del
booklet diventa, a questo punto, un adeguato sigillo all’opera … se cercate “roba” pe(n)sante e giocosa, affidarsi a questa particolare “razza” di
Pinguini mi sembra un’ottima scelta.