Avete mai fatto il giochino mentale del "
Cosa sarebbe successo se.."? Sicuramente si. Beh, io lo faccio spessissimo coi cantanti, mi diverto a immaginare cosa sarebbe successo se Freddy Mercury si fosse dato al power e cose simili..e uno dei miei giochini preferiti è sempre stato immaginare Billy Corgan alle prese col metal. Beh, ascoltare i
Rhope ha incredibilmente soddisfatto la mia curiosità.
No, il buon Billy non si è dato davvero al metal, ma Giammi dei Rhope, formazione lombarda alle prese con il loro debut album, ha un timbro che ricorda in maniera pazzesca il vocalist degli Smashing Pumpkins, al punto da farmi dubitare della sua identità in più di un'occasione.
Scherzi a parte, abbiamo a che fare con un cantante coi controcoglioni, passatemi il francesismo, dotato di una versatilità a livello vocale unica e di un'innata capacità ad intrigare l'ascoltatore con la sua voce, arricchendo pezzi già di per se notevoli, "
False Needs" su tutti.
Si perchè se la voce di Giammi è il faro, la capacità tecnica dei suoi compagni è decisamente adeguata al livello proposto e in qualche modo "imposto" dal vocalist. Da segnalare la presenza del chitarrista Diego come backing vocalist, con una voce a metà tra il growl e lo scream che a volte appoggia e altre contrasta quella pulita di Giammi, generando un caleidoscopio vocale di tutto rispetto.
Caleidoscopio che si ripercuote inevitabilmente anche a livello prettamente musicale: la proposta dei Rhope è infatti un miscuglio di generi, un crossover vero e proprio tra thrash, nu metal, metal-core, post-grunge e chi più ne ha più ne metta. La sensazione iniziale è di ascoltare un album uscito a cavallo tra gli anni '90 e il nuovo millennio, rinfrescato e aggiornato con gli stilemi cari al giorno d'oggi, e il risultato è qualcosa di fresco e di variegato, che incolla alle casse e fa venire una gran voglia di cantare e scapocciare.
Il "problema" dei
Rhope è che spesso questo calderone risulta forse un po' troppo ricco di ingredienti, cosa che alla lunga può disorientare l'ascoltatore più distratto, soprattutto se il disco ha una durata di 1 ora e spiccioli, cosa che sicuramente non aiuta, a mio modesto parere.
E' però un mese ormai che questo disco mi gira nelle orecchie, e questa vastità di note che le mie orecchie hanno dovuto subire continuo a giudicarla un piacere, pur nella sua prolissità. "
Turning Maybes into Reality" è un disco che, come dice il nome stesso, ci consegna una band che da un "forse" è diventata una splendida realtà, come confermato dalla fiducia concessagli dalla Scarlet anche in fatto di produzione e di artwork. E da italiani non possiamo che essere fieri delle nostre realtà. Anzi, DOBBIAMO esserlo.
Quoth the Raven, Nevermore..
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