Come credo buona parte di chi li conosce distrattamente, avevo lasciato i
Puddle of Mudd al 2001, quando il loro album "Come Clean" era in vetta a tutte le classifiche mainstream del mondo, trascinato dal singolo "
Blurry", che spopolava su MTV e nelle radio. Convintissimo si fossero sciolti, scopro con piacere 10 anni dopo che la creatura di Wes Scantlin è ancora viva e in forma. In grande forma, oserei dire.
"re:(disc)overed" è infatti un disco molto ben fatto, pur essendo un semplicissimo disco di cover, che mi ha messo di fronte a una band della quale non conoscevo il reale potenziale. Il mio ricordo legato ai Puddle of Mudd era infatti quello di una band post-grunge come ne giravano tante in quel periodo, mentre in questo album ritrovo un hard rock suonato coi controcazzi, impreziosito dalla voce adeguatamente roca e graffiante di uno
Wes Scantlin che col tempo è decisamente migliorato dietro al microfono.
E dire che le cover presenti su "re:(disc)overed" sono veramente varie e non tutte riconducibili all'hard rock: si passa infatti dall'espolosiva "T.N.T." degli
Ac/Dc a "
Rocket Man" di Elton John, da "
D'yer Mak'er" dei
Led Zeppelin a "With a Little Help from my Friends" dei Beatles (anche se qui è coverizzata la versione di Joe Cocker), tutte rese in maniera davvero eccellente, riarrangiate a dovere e mixate perfettamente tra di loro, creando una soluzione di continuità impressionante per brani così differenti tra loro, come genere ed epoca.
Le canzoni le conoscete tutti, inutile parlare più o meno di una o dell'altra, quindi mi limiterò a dire che personalmente le cover più riuscite sono quelle di "
With a Little Help from my Friends", canzone che già adoravo nella sua versione classica ma che in chiave "fangosa" mi fa letteralmente impazzire, e di "
The Joker" di Steve Miller, hard rock in salsa country che fa un po' il verso a "Sweet Home Alabama" nel giro di chitarra ma che riesce a identificarsi grazie a un ritornello davvero coinvolgente.
Godetevi quindi un break dai Cannibal Corpse, dagli Edguy, dai Tool, dagli Opeth e chi più ne ha più ne metta e date un ascolto a questo dischetto dei
Puddle of Mudd. Mai avrei pensato di darvi un consiglio del genere, non su queste pagine quantomeno, ma devo dire che a volte è d'obbligo pentirsi di una prima impressione sbagliata. E questa volta l'ho fatto con estremo piacere.
Quoth the Raven, Nevermore..
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