I danesi
Malrun arrivano all'appuntamento con il loro secondo full length in ottima forma, dando prova nei cinquanta minuti abbondanti di "The Empty Frame" di avere ormai
imparato il mestiere.
Una cosa nemmeno tanto facile, in quanto la loro proposta musicale non è certo così facile da affrontare, con i Malrun che spaziano dal Rock (Hard e
no) sino al Metalcore più accattivante, e riescono a farlo con discreta disinvoltura e grazie ad un sound fresco e vivace, che in alcuni casi si fa brutale, per quanto sempre con un marcato tocco melodico (come ad esempio su "Shadowborn" o Yoke of Stone"), in un contesto che concede a Jacob Loebner, cantante autore di una prova più che discreta, di mettersi in bell'evidenza.
Tredici canzoni ben assortite e diversificate tra loro, anzi, spesso cangianti anche nel fluire del singolo brano, riunite a comporre un album nel corso del quale personalmente ho apprezzato non poco la drammatica ma pacata "Pariah" o le dinamiche e taglienti "Bloody Mary" e "Take It to the Grave", anche se dobbiamo riconoscere come ce ne sia un po' per tutti i gusti, da chi apprezza Bullet For My Valentine, Killswitch Engage o In Flames, Lacuna Coil e Creed.
Qualche passaggio, sopratutto a
prima vista, potrebbe sembrare un po' ostico, ma più ascolti rendono il tutto maggiormente fruibile ed apprezzabile.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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