La Black Widow non è nuova ad operazioni di archeologia musicale, basti pensare al recupero di gemme dark prog italiane o al rilancio dei seminali Pentagram. Ed è sulla stessa linea che si pone la pubblicazione della ristampa di “Raptus”, terza opera solista firmata da Doris Norton.
Questa graziosa ragazza, qualche tempo fa, collaborò con il suo compagno Antonio Bartoccetti alla realizzazione di progetti quali Jacula e Antonius Rex, che gli appassionati ricorderanno come nomi cult di un certo underground rock italico. Però Doris ha portato avanti anche una carriera solistica, dalla quale viene estratto il presente lavoro in occasione del trentennale della sua uscita (1981-2011).
Si tratta di sperimentazione elettronica, abbastanza pionieristica per l’epoca ma con tecnologia e sonorità che ai giovani d’oggi rischiano di apparire addirittura preistoriche. Nelle foto del booklet troviamo la musicista sempre immersa nel suo mondo fatto di interruttori, pulsanti, potenziometri, cavi, jack e tastiere assortite, in una sorta di contrasto tra le linee dolci del suo viso e l’inumana perfezione delle macchine. Curioso scoprire, tra i rari contributi esterni, un Tullio De Piscopo versione “electro”.
Ciò che può risultare ancora attuale, sono le atmosfere particolari dei singoli brani. Lo sviluppo parte da una ossessiva programmazione di base, che forma il tappeto sul quale s’intrecciano i giochi delle tastiere. Il risultato può rivelarsi dinamico ed orecchiabile come in “Psychoraptus”, che pare anticipare certa dance music di metà decennio, oppure onirico e di tonalità cupe, vedi la lunga “Erosraptus” con vaghi richiami ai Goblin di “Profondo Rosso”. Completa il cd un video di una vecchia apparizione televisiva della Norton che esegue “Psychoraptus”.
Adatto solo ai cultori della etichetta genovese, che ne apprezzano anche le produzioni più particolari.