Dalle fredda Svezia doveva arrivare qualcosa di più tagliente; in tutta sincerità mi aspettavo di più, decisamente di più!
Già dall’artwork si destano i primi sospetti, il soggetto potrebbe andare anzi è perfetto ma dallo stile sembra la copertina di un videogame e pure il nome (credo che anche in negozio avranno problemi a collocarlo, anche perché ne esistono un paio con nomi simili!), ma questo non c’entra: certi videogiochi hanno delle musiche da far paura, quindi qualcosa di interessante la posso trovare ...e invece no!
I
Last Kingdom hanno un problema di fondo e questo problema ha un nome:
Stefan Jacobsen. Voce troppo piatta, distaccata dal contesto musicale e tono sempre costante fatta eccezione per qualche passaggio in cui troviamo un acuto buttato lì giusto per dire “altri sì e io no?”, e anche la metrica (parlo sempre del canto) è ripetitiva da dar fastidio. L’unico pezzo in cui troviamo una quasi impercettibile variazione è
"Daylight Retreats". Altra stonatura i cori -o meglio il coro, visto che per lo più è sempre il medesimo- ripetuti in più tracce; l’espressività, così come i buoni propositi di
Chronicles of the North, è andata!
Mi dispiace davvero, in particolare per gli altri membri della band che -come detta il genere- si frantumano dita e polsi per buona parte dell’album, ma anche loro un grosso errore lo hanno fatto ed è stato immolarsi per lasciare eccessivo spazio al cantato: quasi tutti i pezzi hanno un buon incipit strumentale ma spesso nell’ultima parte c’è fin troppa quiete.
Proviamo allora a passare oltre e dare spazio anche agli altri componenti dove c’è da salvare molto invece: prendiamo ad esempio
"Silver Moon", la traccia migliore, bella dall’inizio alla fine e power senza compromessi come
"End of Life",
Olofsson alla chitarra si è dato un bel da fare. Buona anche la scelta dei sintetizzatori che aggiungono il giusto tocco epico, fatta eccezione per
"The world is dying" decisamente troppo festosa a dispetto del titolo.
Se fosse stato per le componenti strumentali avrebbero superato la sufficienza, ma va fatta la media. L’impressione è che sia stato realizzato tutto con eccessiva fretta, eppure la band ha già due demo alle spalle, e qualcosa la perdono anche perché -come si suol dire- “i ragazzi sono svegli, ma non si impegnano abbastanza”!
A quando l’
instrumental version?
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