Piccoli Insomnium crescono.
Fortunatamente ho avuto diverse settimane per apprezzare e valutare questo "
Immersion" dei tedeschi
Words of Farewell. Dico fortunatamente perchè il loro disco di debutto è tutto meno che immediato e semplice, offrendo fin dal primo ascolto uno spettro di soluzioni musicali veramente ampio e variegato, che merita di essere studiato e goduto adeguatamente.
I Words of Farewell nascono nel 2007 in Germania, da un'idea del chitarrista
Erik Gaßmus e del cantante
Alexander Otto, che dei tedeschi è anche il principale compositore, oltre ad esserne stato il primo bassista. Dopo un demo e un EP targati 2008, dobbiamo aspettare ben 4 anni prima che la AFM li metta sotto contratto e permetta l'uscita sul mercato di "
Immersion".
Fin dalle prime note della bellissima "
Project Daybreak" è immediato intuire che le influenze più banali e scontate sono quelle del melodic death dei primissimi
In Flames e in particolare dei
Dark Tranquillity, anche se per quanto mi riguarda le somiglianze più marcate sono quelle con gli ultimi
Insomnium del capolavoro "
One for Sorrow", seppur in misura ovviamente minore.
Si può dire che i Words of Farewell siano ancora in fase di studio e di crescita, sia perchè il disco è un debutto sia perchè a volte c'è la sensazione netta che alcune soluzioni adottate siano un po' un marasma di idee buttate in un calderone ma senza una ricetta precisa sottomano. Il risultato non è cattivo, assolutamente, ma il gusto risulta magari un po' troppo speziato.
Il melodic death dei tedeschi è infatti influenzatissimo dagli inserti di tastiera di un bravissimo
Leo Wichmann, che ben combattono con le chitarre del già citato Gaßmus e dello scioglilinguistico
Henrik Tschierschky. "
Ever After", seconda traccia del disco, ne è un fulgidissimo esempio.
Così come la successiva "
End of Transmission" è monito dell'eclettismo dei teutonici, che per un attimo si travestono da
Amorphis, grazie in particolare a un ritornello molto melodico e arricchito da un giro di tastiera azzeccatissimo. E se le parti di chitarra di "
On Second Thought" invece ricordano addirittura i Brainstorm, potete facilmente immaginare fin dove i tedeschi possano spingersi con la loro proposta musicale.
Ma l'arma in più dei
Words of Farewell, rispetto alla sequela di gruppi melodeath presenti sul mercato, è l'eccellente caratura tecnica dei suoi membri, fattore fondamentale che permette alle canzoni di "Immersion", soprattutto nella seconda parte (quella post-"
Auriga"), di permearsi di sfumature quasi prog, in particolare negli intarsi chitarristici di Gaßmus, come nel trittico "
The Great Escape" - "Urban Panorama" - "Sorae", della quale è stato tratto anche un video visibile poco sotto.
"
Vagrant Story" invece dimostra il legame che i tedeschi hanno con il Giappone, lasciandosi ispirare per i testi dall'omonimo (e bellissimo) RPG per Playstation di qualche anno fa.
Chiude il disco "
Sundown Serenade", che di serenata ha obiettivamente poco, ma concentra in 6 minuti un po' tutto il lavoro fatto sul disco, con una partenza accattivante e melodica, una strofa in growl intervallata da parti decisamente soft, letteralmente sussurrate in punta di tastiera, per chiudere con un ritornello devastante nella sua melodia, oltre all'immancabile assolo di chitarra sul finale, ad introdurre l'ultimo chorus.
Per non farsi mancare nulla, una citazione particolare merita la bellissima copertina, che mi ha ricordato a modo suo il "Viandante sul mare di nebbia" di Caspar Friedrich.
"Immersion" è un disco completo, maturo, di una band che tutto sembra meno che all'esordio discografico. Certo ci sono delle sfumature da definire, dei difettucci da limare, ma globalmente quello che abbiamo per le mani è un prodotto davvero eccellente, che proietta i Words of Farewell verso la scalata all'Olimpo del genere.
Quoth the Raven, Nevermore..