I tedeschi
Secrets Of The Moon sono una di quelle band capaci di dividere costantemente il fronte delle opinioni. Per alcuni fra i punti di riferimento assoluti del cosiddetto post black metal, per altri band decisamente sopravvalutata e pompata a dismisura in termini di visibilità e distribuzione da parte della propria etichetta.
Per il sottoscritto la verità è meno netta. Ho considerato il loro secondo lavoro, “Carved in stigmata wound” uscito nel 2004, come un buon disco di black metal sulfureo ma già con il successivo “Antithesis” si era già notata da parte della band di Osnabrück la tendenza a ricalcare gli schemi precedenti.
Giudizio che, ad onor del vero, poi non è mutato con l’uscita nel 2009 di “Privilegium”. Purtroppo i Secrets Of The Moon (ma il discorso può essere esteso anche a molte altre band che mischiano black metal, shoegaze, doom e quanto altro) quando non riescono a riprodurre con efficacia le atmosfere sulfuree e maligne tornano ad essere una band “normale”, la cui coperta risulta troppo corta per coprirne i passaggi a vuoto.
Il songwriting di “Seven bells” non si discosta poi tanto da quello dei suoi predecessori, con poderosi riferimenti ai Celtic Frost più oscuri ed ipnotici (quelli dell’ultimo periodo per esser chiari), rallentamenti prolungati che lambiscono territori doom e atmosfera. Tanta atmosfera che potrebbe fare da sottofondo ad una visita notturna ad un camposanto abbandonato immerso nella nebbia di novembre.
Meritano una segnalazione la drammatica “The three beggars” (probabilmente la migliore del lotto), la pachidermica “Nyx” impreziosita dalle note d’organo nel finale, canzoni entrambe dotate di una lunghezza non indifferente ma che, incredibilmente, non penalizzano l’attenzione di chi ascolta.
Durante la riproduzione del cd sorge il sospetto di aver già sentito tutto più volte nel corso della nostra vita musicale, eppure, una volta che il lettore termina la sua corsa, si può affermare che “Seven bells” funziona.
Funziona se, ascoltandolo tutto di un fiato, ci si perde volontariamente nei vortici oscuri creati dai tedeschi e si accettano le “regole del gioco” imposte dai Secrets Of The Moon. In caso contrario “Seven bells” apparirà come l’ennesima fotocopia sbiadita dei loro precedenti lavori e chi già è critico nei confronti della band potrà continuare a farsi forza delle proprie motivazioni nelle discussioni con gli amici o nei forum online.
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