I
Trixter sono la seconda proposta di “ritorno” offerta dall’aprile Frontiers nell’ambito dell’
hard n’ heavy melodico, e se per la prima (i Tyketto) nutro una grande e “radicata” affezione, per il quartetto di Paramus, anch’esso emerso agli onori della cronaca nel momento sbagliato (giusto in tempo per assaporare brevemente un successo spazzato via dal ciclone del
grunge), non posso dire di provare lo stesso tipo di sentimento.
I motivi? Difficili da individuare così a “posteriori” … ritenuti troppo banali, artificiosi, troppo “sponsorizzati” o semplicemente arrivati tra gli ultimi a seguire i dettami del cosiddetto “
hair-metal” mentre anche chi lo adorava, come il sottoscritto, cominciava ad essere incuriosito dall’attitudine antitetica proveniente da Seattle … non saprei davvero quale scegliere delle possibili opzioni, neanche dopo un impegnativo “sforzo” di memoria.
Poco male … anzi, la situazione potrebbe addirittura avere dei risvolti positivi, per me che potrò analizzare il loro nuovo disco senza rischiare di scadere in “pregiudizi” nostalgici e per voi che leggete che non sarete costretti a sorbirvi la solita (ma spero utile e piacevole … almeno un po’ …) filippica retrospettiva.
Ebbene, in tutta “libertà” posso affermare che “New audio machine” è un buon lavoro, fatalmente figlio degli anni d’oro del genere ma sufficientemente fresco da non risultare l’apatico e strategico tentativo di un gruppo di veterani in cerca del “tempo perduto”, sfruttando un momento propizio per la riscoperta di certi suoni (ed era lecito più di qualche dubbio, tenendo conto che prima di questa “rimpatriata” Farley e Brown avevano militato negli alternativi 40 Ft. Ringo e che il bassista aveva avuto un’importante esperienza professionale nei Ra di Daniel "Sahaj" Ticotin, band non lontana dall’approccio dei Disturbed!).
Nei “solchi digitali” del Cd si respira, infatti, un’atmosfera di entusiasmo e verve tale da ammantare di “sincerità” tutta l’operazione, laddove contemporaneamente le sue canzoni finiscono per coinvolgerti in questo clima di spensieratezza, grinta e passione che inevitabilmente rimanda il pensiero a Def Leppard, Warrant, Motley Crue, Firehouse, Skid Row, Slaughter e Danger Danger e lo fa con la classe e la saggezza di chi certe situazioni le ha “vissute” e non per questo si adagia in un approccio supponente e “inamidato”.
Il programma appare così come un riuscito
mix tra l’attitudine “storica” dei Trixter (un paio di brani risorgono davvero dal loro passato, tra l’altro) e un pizzico del
groove più “moderno” applicato a tali sonorità (merito anche della sgargiante produzione di Chuck Alzakian), una “roba” che rende “Drag me down” (alla cui stesura ha partecipato Glen Burtnik) un vibrante
hard-blues tra Tesla, The Answer e Cinderella, “Get on it” un numero cadenzato e
anthemico alla Kix piuttosto istantaneo e “Dirty love” un’anfetaminica
spavalderia degna di Crue e Leppard.
“Machine” potrebbe compiacere i fans dei Van Halen, “Live for the day” quelli dei Bon Jovi (un’influenza quasi inevitabile per “certi” gruppi del New Jersey), “Ride”, “Physical attraction” e “Tattoos & misery” (purtroppo il primo singolo!) si lasciano ascoltare senza entusiasmare, così come la
radiofonica “The coolest thing” appare davvero troppo stucchevole (c’è addirittura un vago sentore di “boy band” nel brano …) per non procurarsi un legittimo biasimo.
Fortunatamente arrivano poi il
glam rock metallizzato “Save your soul” e la bella “Walk with a stranger”, un incrocio tra Skid Row (e la penna di Snake Sabo e Rachel Bolan, a quanto mi risulta, concede effettivamente il suo inchiostro al pezzo) e Winger, a risollevare le sorti di un albo che in sede di bilancio complessivo giustifica comunque il ricorso ad un caloroso bentornato per la valente comitiva
yankee.
Un nuovo caso, per il sottoscritto, di tipica sindrome Nelson-
iana (altra formazione ampiamente rivalutata solo nel momento della “resurrezione” …)? Beh, sicuramente non siamo a quei livelli di “ravvedimento & contrizione”, e tuttavia suggerisco a tutti gli appassionati del settore, anche ai più “scettici”, di dare una possibilità ai redivivi Trixter … che si tratti di scaltri opportunisti o di “autentici” seguaci dell’
eighties hard rock style tornati finalmente a professare la loro
incrollabile fede, “New audio machine” ha i mezzi per farsi apprezzare e rispettare.