Che gli autori di questo "Duality of Things" suonassero Thrash, ce lo aveva esplicitamente rivelato il nome che si sono cuciti addosso:
Fanthrash, quindi lo hanno poi ribadito tanto nel loro logo e nell'artwork del CD, quanto nelle dodici tracce che vi hanno stipato.
Le origini di questa formazione polacca affondano sino al 1986, ma dopo pochi anni di attività (e con una manciata di demo nel carniere) si sono fermati per poi ripresentarsi ai
cancelli di partenza solo nel 2007, ma con nuovo chitarrista, Wojtek "Pilate" Pilat, in grado di dare una sferzata, per energia e per innovazioni, al sound del gruppo, riuscendo così a dare alle stampe prima un EP, "Trauma Despotic" (2010), e successivamente questo "Duality of Things".
Come già illustrato, i Fanthrash fanno indubbiamente Thrash Metal, e puntano alle variazioni sul tema sopratutto nelle parti iniziali delle varie canzoni ed in qualche assolo qua e là (pure con inaspettati spunti Jazz) un po' alla Meshuggah, dopo di che è tutto un gran pestare. Si distacca da questa considerazione la sola strumentale "Lizard Skeleton", dove sono le tentazioni Progressive a prendere il sopravvento.
Tuttavia, al di là dei due minuti di durata di "Lizard Skeleton", i Fanthrash restano grezzi quanto lo erano i primissimi Kreator o Destruction, cattivi quanto si erano rivelati i Sepultura, capaci di qualche
pazzia alla Carnivore – ed a pensarci bene la voce di Less ricorda non poco il Peter Steele di quei tempi - e per quanto clamorosamente in ritardo rispetto ai loro primi passi, i Fanthrash realizzano un onesto album d'esordio.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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