Suono pieno e discretamente efficace, riff corposi, ritmiche decise e melodie intriganti sono i pregi di questo “Estasi”.
Testi un po’ banali e “faticosi”, una dipendenza ancora piuttosto evidente dai modelli e quindi, un “carisma” ancora da consolidare, rappresentano, invece, i principali difetti del secondo lavoro autoprodotto dei lombardi
Emptyty.
Una situazione abbastanza diffusa, in realtà, e non solo nel
rock-rama nostrano, in cui trovare
emergenti in grado di distinguersi in maniera risoluta per idee e capacità interpretative non è impresa agevole, eppure nel lavoro di questi cinque varesini mi sembra di scorgere fin da ora un importante elemento di merito e cioè un “gusto estetico” di classe superiore, la facoltà di rendere attraenti le loro canzoni, anche quando si prospetta un certo
dejà-entendu e i concetti espressi tendono a perdersi in una melassa lirica tutt’altro che
immaginosa.
Plauso, dunque, alle dotazioni compositive dei nostri e contemporaneamente complimenti alle chitarre di Ivan e Diego, compatte, sensibili e aggressive nella giusta misura, libere di spaziare sulle solide fondamenta edificate da Simone e Moreno, mentre la voce di Milko, pur formalmente irreprensibile, non convince integralmente a causa di talune lacune comunicative e di un pizzico di leziosità.
Se vi piace il
rock italiano di Negrita, Malfunk e (ultimi) Litfiba e se ritenete che Stone Temple Pilots e Pearl Jam siano ancora maestri degni di manifesta devozione (e analizzando le classifiche contemporanee direi che sono in tanti a pensarlo … almeno tutti i sostenitori di Nickleback, Theory For A Deadman, Daughtry, ecc.), credo che troverete motivi di “conforto” anche nell’oretta di musica proposta in questo curatissimo dischetto “artigianale”, in cui circostanze maggiormente disinvolte come “La scomparsa di nessuno” (pezzo per il quale è stato girato anche un piacevole
videoclip), la pulsante “L'estasi del sacro” e “Gli angeli” o più visionarie come “Il sonno di Ofelia”, si affiancano a momenti in cui emerge l’animo
grunge / hard-rock del gruppo, da giudicare abbastanza “impressionante” quando applicato alle pregevoli brume armoniche di “Entità vuote” ed “Eterno”, oppure alle scosse elettriche di “Il fuoco è illusione” e di “Quello di cui hai bisogno”.
Parafrasando i motivi che hanno portato alla scelta di questo
monicker (sincrasi tra le trascrizioni anglofone di “vuoto” ed “entità”, selezionata perché “
prima non eravamo altro che vuote entità, ma siamo riusciti a riempirci con la musica che abbiamo creato e crediamo che si possa lavorare sui cuori di molti altri”, citando le parole dei protagonisti) direi che per raggiungere la
pienezza artistica agli Emptyty manca ancora di
nutrirsi con una bella razione di “poetica personalità” … albo complessivamente gradevole, comunque.
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