Ho la forte sensazione che se all’esordio nelle file degli Echobrain non ci fosse stato un personaggio famoso e carismatico come Jason Newsted, ancora presente oggi ma nelle vesti di produttore esecutivo, i loro due albums e probabilmente la formazione stessa sarebbero stati praticamente ignorati. Nulla di deleterio nel rock melodico di questo quartetto che al primo impatto risulta anche discretamente gradevole, ma scendendo in profondità appare una sostanza piuttosto inconsistente, uno sviluppo sonnacchioso ed un songwriting eccessivamente emulativo.
Abbiamo infatti un disco che rispolvera i passaggi più tristi, molli e tediosi del grunge primi anni ’90, ma che soprattutto fa il verso al neo-rock Americano di QotSA, Earthlings? e Masters of Reality senza però evidenziare il medesimo talento innovativo e visionario, ed alle soffici atmosfere pop-depressive tipo Radiohead, prive però del loro appeal radiofonico e commerciale.
Pochi acuti in un lavoro prolisso dove lo sbadiglio è sempre in agguato, i migliori episodi risultano proprio i pochi tesi come “Out of reach”, con vaghe reminiscenze del Neil Young elettrico ed “Hardheaded woman” in pieno stile Homme, mentre tra i numerosi brani d’atmosfera piace il grazioso incedere acustico della sorniona “Knock‘em out”.
Non abbastanza per bilanciare le numerose ballate che sotto la patina di elegante rilassatezza nascondono un’essenza alquanto soporifera e priva di nerbo. In sostanza “Glean” è un lavoro poco intrigante, fiacco sotto molti aspetti e destinato a perdersi nell’oceano di uscite attuali.
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