Ihsahn come John Zorn? "Eremita" viene dopo la trilogia composta da “Adversary”, “AngL” e “After” ma la somiglianza con quest'ultimo è tale da sembrarne il continuo e, quindi, quasi il quarto capitolo della sua saga solista.
Meno complesso del debutto dei Ne Obliviscaris, diciamo subito che si muove dal prog anni '70 e prog metal, al black metal dell'ultimo periodo Emperor - quello di “Prometheus” - con un forte tocco avanguardista, jazzato, dato dalla presenza del sax, più velata nei primi tre brani, onnipresente dal quarto in poi.
Il pezzo di apertura "Arrival" coniuga ad un mix fra i Rush ed i Dream
Theatre i vocals rock e puliti di Einar Solberg dei Leprous (mentre Ihsahn è guest growl sul loro ultimo album). “The Paranoid” sembra uscire dal sopracitato “Prometheus”, con un florilegio di tecnicismi, violento ed emanante il senso del magico e della notte, anche se vi si incastrano cori più rock. Da "The Eagle and the Snake" il sax diventa l'elemento di
spicco. I primi minuti, in cui la voce quasi black canta sulle note dello strumento, sono eccezionali. Le chitarre fanno pensare ai Black Sabbath in chiave Emperor: recitate pure i vostri incantesimi e le stelle vi ascolteranno. Poi si vira di nuovo verso il prog mentre il sax regala suoni taglienti e maligni. “Catharsis” e “The Grave” sembrano arrivare da “After”. “Grief” è un interludio strumentale, che Ihsahn dice di aver pensato come trasposizione musicale di una poesia; mi fa pensare ad una notturna Londra ottocentesca in vecchi film in bianco e nero ma i suoi due minuti e trenta scarsi sono davvero troppo pochi ed il risultato è che sembra troncato all'improvviso mentre ancora si sta sviluppando. "Departure", a chiudere il cd, termina con un delirio finale di suoni ed ospita la voce della moglie di Ihsahn, Heidi S. Tveitan - già con
lui nei Peccatum e Star of Ash -.
In un certo senso è come se i Peccatum fossero giunti alla fine di una naturale evoluzione mai continuata.
Personalmente adoro il modo in cui il sax apre la musica a dimensioni nuove e avanguardiste. Diciamo anche che il tipo di esperimento non è del tutto una novità: penso agli Atheist di "Unquestionable Presence" del '91, a certe parti di "Focus" dei Cynic del '93 (volendo, anche ai Mr. Bungle ma siamo fuori genere) e, naturalmente, agli sperimentatori per eccellenza Arcturus. Anche il recupero del prog anni'70 non è una novità: Anathema, i sopracitati Ne Obliviscaris, In the Woods sono i primi nomi che mi vengono in mente. Di particolare c'è il tono cupo, le atmosfere misantropiche e siderali che Ihsahn non poteva non imprimere alla musica. Unico neo: ogni tanto "Eremita" appare meno spontaneo e più impostato, un "applicarsi" ad essere avanguardista.
Un capolavoro? Non proprio. Un'opera molto bella, che vale tutti i soldi che costa ma non ha la genialità degli Emperor (e degli Arcturus). D'altro canto, essendo il black metal un genere chiuso per sua natura, evolversi contaminandosi con altre sonorità è l'unico modo per continuare ad avere una vita artistica e non morire nella ripetizione.
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