Ma allora siamo recidivi. Un anno dopo “Fragments of Dust“, nel 2011 ecco arrivare “Sub Terra Inferis”.
Diciamo che qualche miglioramento rispetto all'orribile debut c'è stato: i suoni non sono più metallici e le composizioni sono meno scheletriche e più arrangiate, più ricche di campionamenti. C'è anche una maggiore orchestrazione sinfonica ma la tanto sottolineata aggiunta di una seconda voce, Alexandra Nordrac, è del tutto ininfluente, quasi non ci si accorge che c'è. Le voci, in generale, restano impastate e, quelle sì, metalliche. Anche la ripetitività è rimasta, così come i brani che si somigliano l'uno con l'altro. E si continua a mostrare una totale mancanza di personalità. Come detto nella recensione di “Fragments of Dust“, potreste prendere una qualunque delle bands della scuderia Cold Meat Industry (per esempio gli In Slaughter Natives, ai quali il nostro Sven Mann dice di rifarsi) e non notereste la differenza, se non fosse per la pessima qualità dei
Liyr.
Errare humanum est ma Mann deve essere convinto di aver fatto un buon lavoro, se addirittura ha creato una edizione de luxe in sole cinquantaquattro copie, con cd e bonus cd in più in un cofanetto di legno. Chissà come mai, i quattri brani speciali risultano un po' più carini degli altri.
Con questi presupposti, anzichè rivedere seriamente il proprio operato artistico, temo arriverà, prima o poi, anche un terzo album...
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