Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:40 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FROZEN AT THE MOMENT OF DEATH
  2. FORMALDEHYDE
  3. 18 DAYS
  4. MOLEST DEAD
  5. BLOOD ON MY HANDS
  6. MISSING VICTIMS
  7. RECKLESS
  8. NEAR DEATH EXPERIENCE
  9. THE SCAR
  10. DELAYED COMBUSTION DEVICE
  11. VAMPIRE APOCALYPSE
  12. THE DEPTHS OF DEPRAVITY

Line up

  • Chris Barnes: vocals
  • Steve Swanson: guitars
  • Rob Arnold: guitars
  • Jeff Hughell: bass
  • Kevin Talley: drums

Voto medio utenti

Arieccoli.

Ma come si può veder figurare ancora i Six Feet Under nel 2012???
Uno dei gruppi più insulsi, sopravvalutati, inutili e dannosi di tutto il panorama metal, estremo e non, della storia?

Intendiamoci, nulla da biasimare per quanto riguarda la Metal Blade: crediateci o no, la band di Chris Barnes è tuttora una tra i top seller del roster, quasi al livello dei Cannibal Corpse, formazione a cui veramente non sono degni nemmeno di inchinarsi davanti e baciare i piedi.

Tutto questo ci fa anche capire quanto l'audience statunitense, Paese in cui i SFU vendono il 90% della loro quota totale, si intenda di musica, ovvero zero. D'altronde stiamo parlando della patria di MTV, di roba ridicola tipo il Lollapalooza, gli Osbournes e di miliardi di altre dementiadi, insieme alla tonnellata di musica spazzatura usa e getta, quindi non c'è da stupirsi affatto del successo di una band che campa sul nome di Barnes, presente nei primi 4 dischi dei Cannibal (a mio parere anche i meno belli dell'intera discografia, peraltro dove non ha scritto nulla e dove viene annichilito dall'avvento di Fisher), di un primo album effettivamente molto buono, il cui clamore dell'epoca fu dovuto anche alla presenza di Terry Butler dei Death e specialmente a quella di Allen West, al tempo ex chitarrista dei seminali Obituary.

Punto.
Dopo quello una sequela di dischi IMBARAZZANTI, obbrobriosi, scandalosi e se volete andate avanti una buona mezzora dotandovi di un buon dizionario dei sinonimi e contrari, posizionandovi sul vocabolo "schifo" ed elencando tutti i termini ad esso associati.
Tra una ciofeca e l'altra, per deliziare ulteriormente l'ascoltatore, 3 e dico bene 3 non una raccolte di cover, le "Graveyard Classics" dove brani di assoluto valore storico vengono martirizzati e ridicolizzati come nessuna cover band di 14enni alle prime armi riuscirebbe a fare.

Nonostante tutte queste premesse ci siamo approcciati al nuovo "Undead" in maniera più asettica possibile e possiamo dire che, pur non trattandosi di un "buon" disco, siamo perlomeno di fronte a qualcosa di sufficiente, di decente, di ascoltabile.
Intendiamoci, questo è uno dei mille dischi che lasciano il tempo che trovano e che dopo i 40 minuti di ascolto raramente saranno suonati nuovamente, ma perlomeno non siamo più di fronte ad aborti musicali come "Warpath", "Maximum Violence", "Bringer of Blood" o "13": sarà merito dell'abbandono della coppia Gall/Butler che c'aveva appestato in tutti questi anni, sarà che l'ingresso di una seconda chitarra (alleluja!!!!) con l'apporto di Rob Arnold (Chimaira) ha messo finalmente il pepe al culo ad uno Swanson incapace di scrivere un riff decente in 15 anni, sarà che finalmente sono state abbandonate (in gran parte, ma non del tutto) i terribili e pestilenziali mid-tempos che hanno reso i SFU celebri come gli AC/DC del death metal dei poveri, sarà che a volte i miracoli avvengono davvero, insomma alla fine della fiera questo "Undead", dopo l'inarrivabile primo album è senza dubbio il lavoro migliore della discografia.

Basti ascoltare la prima traccia "Frozen At the Moment of Death", con echi di Deicide e Malevolent Creation, e l'incredulità si materializzerà sui vostri volti!!!

Questo in una costellazione di vergogne non significa che sia un bel disco, ma come detto perlomeno si lascia ascoltare e presenta un death metal degno di questo nome, che, UDITE UDITE, qualcuno potrebbe anche trovare gradevole.

Non lo avrei mai pensato, ma mi trovo ad assegnare una larga sufficienza ad un disco dei Six Feet Under: la fine del mondo è vicina...

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 mag 2012 alle 19:37

Condivido tutto il "Graz pensiero" sui SFU, sui primi tre albums dei C.C. invece credo proprio che siano i migliori della loro discografia, e nn certo per la partecipazione di Chris,ma per impatto, violenza, ispirazione e evoluzione musicale. De gustibus...

Inserito il 28 mag 2012 alle 11:01

Per quanto mi riguarda, condivido totalmente ( parte che riguarda il commento sui primi dischi dei C C compresa ) la rece del Graz fino all'inizio del commento vero e proprio sul disco!!! Il resto non conta niente! Speravo di rivedere il buon Graz intento nella pulizia de WC, unico posto dove i dischi di questi ciarlatani trovano la loro meritata collocazione! Sia chiaro che è mia opinione personale e non voglio offendere coloro ( spero nessuno! ) a cui piace codestogruppo!

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