Arieccoli.
Ma come si può veder figurare ancora i
Six Feet Under nel 2012???
Uno dei gruppi più insulsi, sopravvalutati, inutili e dannosi di tutto il panorama metal, estremo e non, della storia?
Intendiamoci, nulla da biasimare per quanto riguarda la
Metal Blade: crediateci o no, la band di
Chris Barnes è tuttora una tra i top seller del roster, quasi al livello dei
Cannibal Corpse, formazione a cui veramente non sono degni nemmeno di inchinarsi davanti e baciare i piedi.
Tutto questo ci fa anche capire quanto l'audience statunitense, Paese in cui i SFU vendono il 90% della loro quota totale, si intenda di musica, ovvero zero. D'altronde stiamo parlando della patria di MTV, di roba ridicola tipo il Lollapalooza, gli Osbournes e di miliardi di altre dementiadi, insieme alla tonnellata di musica spazzatura usa e getta, quindi non c'è da stupirsi affatto del successo di una band che campa sul nome di Barnes, presente nei primi 4 dischi dei Cannibal (a mio parere anche i meno belli dell'intera discografia, peraltro dove non ha scritto nulla e dove viene annichilito dall'avvento di
Fisher), di un primo album effettivamente molto buono, il cui clamore dell'epoca fu dovuto anche alla presenza di
Terry Butler dei
Death e specialmente a quella di
Allen West, al tempo ex chitarrista dei seminali
Obituary.
Punto.
Dopo quello una sequela di dischi IMBARAZZANTI, obbrobriosi, scandalosi e se volete andate avanti una buona mezzora dotandovi di un buon dizionario dei sinonimi e contrari, posizionandovi sul vocabolo "schifo" ed elencando tutti i termini ad esso associati.
Tra una ciofeca e l'altra, per deliziare ulteriormente l'ascoltatore, 3 e dico bene 3 non una raccolte di cover, le "
Graveyard Classics" dove brani di assoluto valore storico vengono martirizzati e ridicolizzati come nessuna cover band di 14enni alle prime armi riuscirebbe a fare.
Nonostante tutte queste premesse ci siamo approcciati al nuovo "
Undead" in maniera più asettica possibile e possiamo dire che, pur non trattandosi di un "buon" disco, siamo perlomeno di fronte a qualcosa di sufficiente, di decente, di ascoltabile.
Intendiamoci, questo è uno dei mille dischi che lasciano il tempo che trovano e che dopo i 40 minuti di ascolto raramente saranno suonati nuovamente, ma perlomeno non siamo più di fronte ad aborti musicali come "
Warpath", "
Maximum Violence", "
Bringer of Blood" o "
13": sarà merito dell'abbandono della coppia
Gall/Butler che c'aveva appestato in tutti questi anni, sarà che l'ingresso di una seconda chitarra (alleluja!!!!) con l'apporto di
Rob Arnold (
Chimaira) ha messo finalmente il pepe al culo ad uno
Swanson incapace di scrivere un riff decente in 15 anni, sarà che finalmente sono state abbandonate (in gran parte, ma non del tutto) i terribili e pestilenziali mid-tempos che hanno reso i SFU celebri come gli AC/DC del death metal dei poveri, sarà che a volte i miracoli avvengono davvero, insomma alla fine della fiera questo "
Undead", dopo l'inarrivabile primo album è senza dubbio il lavoro migliore della discografia.
Basti ascoltare la prima traccia "
Frozen At the Moment of Death", con echi di
Deicide e
Malevolent Creation, e l'incredulità si materializzerà sui vostri volti!!!
Questo in una costellazione di vergogne non significa che sia un bel disco, ma come detto perlomeno si lascia ascoltare e presenta un death metal degno di questo nome, che, UDITE UDITE, qualcuno potrebbe anche trovare gradevole.
Non lo avrei mai pensato, ma mi trovo ad assegnare una larga sufficienza ad un disco dei
Six Feet Under: la fine del mondo è vicina...