Succede spesso nel controverso mondo del music-business di trovarsi di fronte a opere postume alla morte di un artista; ri-masterizzazioni, edizioni speciali con doppio disco e copertina patinata, nuovi vecchi inediti che sbucano dal nulla, spesso registrazioni di studio riuscite neanche troppo bene e in precedenza cestinate e magari conservate gelosamente a titolo di investimento come succede per i quadri (cosa che non ho mai capito: la morte li rendi più belli?!), live caserecci e quant’altro: tutta roba che acquista improvvisamente un valore inestimabile e mentre si asciugano ancora le lacrime viene sparata sul mercato per i fan che anche con tutta la consapevolezza della bassezza della manovra non possono lasciarsi sfuggire quell’ultima reliquia da aggiungere alla loro collezione. Sapete com’è….
mors tua, vita mea!Succede anche (raramente) che tutto questo non si verifichi e ci trova davanti album che rappresentano l’ultimo, spesso inconsapevole, sforzo di un artista a cui il fato non ha dato l’opportunità di goderne i frutti.
E’ questo il caso di
When Worlds Collide realizzato da
Cory Smoot, chitarrista dei
Gwar dal 2002 con lo pseudonimo
Flattus Maximus scomparso lo scorso novembre all’età di 34 anni. Gwar, quell’insolita band thrash metal americana con mascheroni e armature dall’aspetto un po’ troll un po’ alieno i quali annunciano di essere già a lavoro per un nuovo album che sarà un tributo a Cory.
The Cory Smoot Experiment nasce nel 2010 con l’intento di realizzare un concept che avrebbe dovuto avere il titolo
Religion is Fiction; l’intento iniziale era quello di avvalersi della collaborazione di vari cantanti tra cui il suo compagno di viaggio
Dave Brockie (Oderus Urungus nei Gwar) e il singer dei
Lamb of God,
Randy Blythe. Nonostante questo non si sia potuto realizzare Smoot decide comunque di portare a termine il suo progetto solista registrando anche la parte vocale e cambiando il nome del progetto in quello attuale.
When Worlds Collide rappresenta un lavoro sintesi delle qualità e dell’estro del chitarrista ma che gli concede anche di andare oltre quanto dimostrato sinora durante la sua carriera che lo ha visto oltre dei panni di Flattus anche nelle formazioni di
Misgiuded, Locus Factor e
Mensrea.Oltre alle ovvie uscite che riconducono alle sonorità thrash degli album dei Gwar, sono presenti infatti un’infinità di contaminazioni che riescono molto bene a convivere, mondi diversi che come ci suggerisce il titolo si scontrano intraprendendo però un’orbita comune e armoniosa; troviamo così passaggi tipici dell’hard rock soprattutto nella prima parte dell’album o in
“Hallow Tree” oppure intro acustiche come nel caso di
“Brainfade”, o ancora l’aria alternative di
“Fortunate Sun” e il finale strumentale con
“Sloth Loves Chunk". Forte anche la presenza delle componenti extreme e di un heavy metal di stampo classico e visto che non ci si fa mancare proprio nulla incappiamo anche in una bella dose di virtuosismi inseriti sapientemente senza distogliere l’attenzione dal sound generale. Clean vocals in contrapposizione a una voce divisa tra sfumature thrash, death e hardcore che avvicina i vari passaggi dei brani ora a questo ora all’altro genere. Ottimo l’inserimento dei suoni aggiuntivi atti a preparare la giusta atmosfera. Non manca proprio nulla!
Un concept come se ne vedono pochi e ogni pezzo confluisce nel successivo con una continuità che stupisce vista la moltitudine di influenze presenti e in piena sintonia anche con i testi. Tutti brani di ottima fattura pur se presenti anche pezzi come
“Religion is Fiction” e
“Countdown to Oblivion” o la title-track che riescono a emergere ugualmente. Ma ascoltatelo tutto d’un fiato!
A onor di cronaca è giusto ribadire che Metal Blade destinerà tutti i proventi della vendita alla fondazione
Smoot Family Fund.
Una sola opportunità non potrà esserci un seguito, una cometa che non rivedremo, un album che suggella la carriera di un grande artista. A voi se farlo vostro o meno, prendere o lasciare, adesso o mai più!
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