I riscontri e le attenzioni che ha ottenuto il progetto Avantasia hanno indubbiamente spinto altri musicisti ad intraprendere iniziative simili, tra questi anche Stu Marshall, ex chitarrista dei Dungeon, che ha dato vita agli
Empires Of Eden.
Per il loro terzo appuntamento discografico, "Channeling the Infinite", Stu Marshall ha potuto ampliare ulteriormente, per numero e qualità, i
guest vocalist che si sono alternati, ed in un solo caso affiancati, nelle varie canzoni che ne fanno parte.
Tra i tanti cantanti qui presenti (ben undici), spicca, infatti, la presenza di Udo Dirkschneider e quella di Rob Rock, mentre ritroviamo con piacere due
screamer di valore quali Steve Grimmett e Sean Peck: due diverse generazioni unite dalla capacità di spaccare i timpani con del sano e robusto Heavy Metal.
E' comunque lo scafato Rob Rock a cantare sull'opener "Cry Out", nelle corde dei Black Sabbath dell'era Dio, ed è poi un altro vecchietto terribile a caratterizzare con la sua voce gracchiante ed aggressiva la seguente "Hammer Down".
Da segnalare anche la presenza di Alessandro Del Vecchio, alle prese con l'Hard pulsante "Lions for Lambs", e la conferma dell'affidabilità di Sean Peck, che non solo
spacca sulla titletrack ma che riesce ad esaltare la versione alternativa di "Born A King" (la prima è cantata da Danny Cecati) inserita come bonus. Altrettanto gradita e riuscita è pure la seconda bonus track, la già citata "Hammer Down", con la maggior parte degli ospiti che nell'occasione si vanno ad affiancare a Udo Dirkschneider.
La varietà dei cantati si ripercuote anche sulle canzoni, il che magari toglie a "Channeling the Infinite" un po' di coesione, per quanto non smentisca mai un solido background Heavy che li vede spaziare dalla rocciosa "World on Fire" (che sa di Primal Fear) sino al Power Speed di "Cyborg" e alle tinte Hard di "Your Eyes", ma nello stesso momento lo rende decisamente vario ed interessante.
E tale lo troveranno sicuramente sia coloro che apprezzano questo genere di iniziative, sia i fans più sfegatati di ognuno dei cantanti che vi si sono lasciati coinvolgere.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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