Innanzitutto, mi sia concesso:
Scott Columbus R.I.P.
E andiamo ad esaminare il nuovo album dei TRVE DEFENDERS per eccellenza, I
Manowar in persona! Questo 2012 ci consegna un “
The Lord of the Steel” che non è il concept album tanto strombazzato in precedenza, ma un cd composto da 10 tracce separate tra di loro. Peraltro, questa è la prima versione, la “
Hammer Edition”, a cui seguirà una versione disponibile solo tramite Metal Hammer UK, la “
Steel Edition”, ed infine a settembre la versione fisica definitiva.
Prima osservazione sui testi: se dovessi taggare un album dei Manowar, sarebbe facilissimo! Credo che tutti i testi dell’intera discografia contengano a stento 50 parole, tra cui mi sento di citare a caso:
glory, metal, brothers, power, steel, hail, warriors, fight e qualcun’altra! Fantastici, passano i decenni ma Adams, DeMaio e soci (ah, c’è Donnie Hamzik di nuovo dietro le pelli) non arretrano di un centimetro. Possono piacerti o farti schifo, ma questa si chiama coerenza. E al giorno d’oggi se la possono permettere in pochi.
Musicalmente, è il classico disco Manowar, ‘impreziosito’ da una produzione scarna, con dei suoni di batteria orrendi, il solito basso ultra-filtrato ed effettato, chitarre per me troppo basse nel mix, ed un Eric Adams che ora si permette gli acuti solo in falsetto gridato, non più (o perlomeno quasi mai) a voce di petto. Poco male, visto che l’anagrafe è quella che è, questo disco potrebbe essere tranquillamente collocato in un punto qualsiasi della discografia della band. Il problema è l’ispirazione e la vena artistica, che a parere di chi scrive si stanno inesorabilmente prosciugando: le composizioni di quest’album, infatti, sono ben lontane dai fasti del passato, pur restando epiche nella struttura e nell’argomento trattato.
Dieci tracce, di cui solo pochine riescono ad elevarsi sopra l’aurea mediocritas che ammanta “The Lord of Steel”, e tra queste cito: “
Manowarriors”, ossia la Gloria in musica nella sua accezione più tamarra, la potentissima “
Expendable”, la carina “
El Gringo” scritta per l’omonimo film (si sente un altro livello di produzione, salta subito all’orecchio), il riffone di “
Annihilation”, e qualcos’altro qua e là. Ma diciamoci la verità, e parlo anche ai fans della band: non vi aspettereste molto di più dai Manowar?
Parliamoci chiaro, ci giro intorno sin dall’inizio: a me i Manowar fanno sorridere, perché, pur rispettandone l’intransigenza concettuale e le qualità individuali, li ho sempre considerati troppo pacchiani, buffi e simpatici. Ma d’altronde sono un progghettaro, cosa ne voglio capire io di Gloria… Fatto salvo questo mio minuscolo preconcetto, “
The Lord of Steel” è il classico disco per fans. Sinceramente non ho apprezzato questa produzione così scarna, ma almeno non ci vuole un quarto d’ora per sentire un riff di chitarra, vedi invece soprattutto i due precedenti capitoli, infarciti di orchestre, narrazioni, intro di quarti d’ora, aquile che volano nel cielo e destrieri lanciati al galoppo. Qui si ritorna alle radici dell’heavy metal, e quando a farlo è una band tra le capostipiti, allora c’è solo da ascoltare e imparare. Quindi caro Sbranf: muto, sguardo fiero, stringiti il polso e portalo verso il cielo, inneggiando ai soli, unici, grandi Defenders of Metal. Che la Gloria sia con voi.
“
One who stands tall, never stands alone”!