Provengono dalla California (e più precisamente da Orange County) questi Eyes Of Fire, band nuova di zecca nata da una costola dei defunti Mindrot. Di certo non si può dire che il loro debut album sia monotono o poco vario, perché quello che troviamo al suo interno è un sound a due facce, quella melodica e delicata e quella invece più rumorosa e pesante. Nelle note biografiche il gruppo viene descritto come un mix tra Anathema e Neurosis (!!), e una volta tanto devo ammettere che il paragone è piuttosto azzeccato e utile a dare un'idea di cosa ci si può aspettare da "Ashes to embers". In effetti gli EOF si dimostrano piuttosto abili nell'affiancare sonorità e generi parecchio diversi, dando così l'idea di essere a loro agio sia con il materiale più d'atmosfera che con quello caratterizzato da un approccio aggressivo e brutale. Un po' tutti i brani trasmettono alternativamente un senso di malinconia e di disperazione, e questo avviene perché si tratta di composizioni dal forte impatto emozionale che non possono proprio lasciare indifferente chi le ascolta. I pezzi (o le parti di questi ultimi) dove prevale il lato melodico sono molto gradevoli (vedi ad esempio l'opener "The end result of falling..." oppure l'inizio di "Down" e di "Breathe"), ma forse lo sono ancora di più quelli in cui la band ci "investe" con un muro di suono granitico e compatto, come accade con l'intensa "One more", con "Empty" e in molte altre occasioni ancora. Difficile indicare a quale tipo di ascoltatori potrebbe essere destinato questo lavoro: le influenze presenti in "Ashes to embers" sono così diverse tra loro che si potrebbero ipotizzare eventuali consensi sia tra i seguaci del gothic e del death metal che tra i fans del post hardcore, ma più in generale direi che il cd è adatto a chi apprezza un sound che in prevalenza è oscuro ed ossessivo, ma che ogni tanto lascia anche un po' di spazio a momenti più tranquilli e rilassanti. A prescindere da queste ultime considerazioni direi che non ci sono dubbi sul fatto che il gruppo californiano ha realizzato un disco dai contenuti notevoli: magari non è il massimo dell'originalità ma almeno prova (e riesce!) a inserirsi nella schiera delle release "di confine", quelle cioè che non possono essere facilmente etichettate e che attualmente rappresentano una delle varianti più "moderne" della musica estrema.
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