Qualche tempo fa ho cercato di portare all’attenzione dei
gloriosi lettori di Metal.it i meriti dei Golden Sextion, identificandoli come credibili e capaci interpreti del cosiddetto “hard rock moderno”, attrezzati per sfidare i colossi nord-americani del settore.
Oggi le medesime valutazioni possono essere sostanzialmente estese ai
Motorfingers, compagni d’etichetta e concittadini dei summenzionati valenti modenesi e anch’essi talmente convincenti, in quell’ambito artistico che vede Alter Bridge, Nickleback, Black Stone Cherry, Shinedown, Three Days Grace e Theory of a Deadman tra i principali protagonisti, da meritarsi davvero tutta la considerazione riservata ai migliori rappresentanti del
rock radiofonico contemporaneo.
Per avere un quadro veramente preciso della situazione, direi che oltre allo spettro ispirativo poc’anzi evocato, è possibile suppletivamente rilevare altresì il ricorso ad un tocco di
densità alla Black Label Society (e perché no, Metallica), vaghi bagliori di
ruffianeria viziosa alla Sixx A.M. / Velvet Revolver e alcuni riflessi di
alternative /
nu-metal tra Linkin Park (“In my dreams” è assai eloquente in questo senso …), Speak No Evil e SOiL, il tutto abilmente miscelato in un percorso compositivo che pur ossequiando i dogmi del genere non rischia praticamente mai di essere scambiato per una riproduzione sbiadita dei suoi affermati portavoce.
Nei nove brani del programma, infatti, sono la vocazione e la forza espressiva a fare la differenza, affiancate ad una più “logica” (ma non scontata, ovviamente) perizia tecnica, per un risultato complessivo in pratica privo di
veri difetti, se non, forse, quel flebile refolo di “premeditazione” riscontrabile in certe soluzioni armoniche, che così possono apparire lievemente carenti in fatto di “spontaneità” e freschezza.
Dettagli, anche piuttosto trascurabili, in realtà, perché il
groove di “Bastards and saints” vi scaverà i sensi, perché la fluttuante melodia di “Dust over stone” vi contagerà fin dal primo ascolto e perché, come già anticipato, “In my dreams”, con un po’ di fortuna, vi “perseguiterà” tramite le
heavy rotation specializzate dei media che “contano”.
Gli stessi, tra l’altro, che farebbero bene a prevedere la programmazione di brani come “Mad crime”, “Fallen brother” e “My soul” (appena meno efficace, invero), dotati di un crescendo emotivo sicuramente in grado di gratificare tutti gli estimatori di
contemporary-rock, mentre chi ama cose leggermente più “forti” potrà eventualmente affidarsi alla scintillante “Lost”, che dosa con notevole dovizia intensità e affabilità, ad “Out of control”, palpitante e trascinante (ma complessivamente abbastanza ordinaria) o ancora a “Here I am”, un gradevole momento maggiormente volubile e “nevrotico” il quale, pur senza “sconvolgere”, riferisce delle buone facoltà del gruppo nel campo della poliedricità e della creatività.
“Black mirror” è, in conclusione, un gran bel disco, ben suonato e ottimamente interpretato (menzione necessaria per Claudio "Clay" Corrado, in un ruolo essenziale per questi lidi sonori), in grado di farsi “rispettare” ad ogni livello di “visibilità” e di competizione.
A questo punto, io la butto lì … chissà che non serva … cosa ne dite di un bel
live festival targato logic(il)logic Records? Il materiale per soddisfare un ampio pubblico di
rockofili mi sembra ci sia …