Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2000
Durata:57 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. THE IDES OF MARCH
  2. MESSIAH
  3. VENGEANCE ATTAINED
  4. MYSTERIES OF INIQUITY
  5. DAWN OF MAN
  6. EARTH AND SKY
  7. GODDESS ARISE
  8. UNSEEN
  9. 07/03/47
  10. RAPTURE
  11. GHOSTS ONCE PAST

Line up

  • Rick Mythiasin: Vocals
  • Steve Kachinsky: Guitars
  • Jon Pons: Guitars
  • Vince Dennis: Bass
  • Kevin Cafferty: Drums

Voto medio utenti

Con "Messiah" gli americani Steel Prophet raggiungono la ragguardevole quota di ben cinque realizzazioni. Dal loro debutto, "The Goddess Principle" ne hanno fatto di strada, tanta che il loro precedente album "Dark Hallucination"(1999) ha ottenuto ottimi riscontri anche in Europa. Nuovamente supportati dalla Nuclear Blast, danno così alle stampe un episodio che si rivela migliore di quanto propostoci dalla precedente realizzazione. Infatti alcune spigolosità stavolta vengono evitate a favore di una maggior fluidità nella track list, ed il vocalist Rick Mythiasin, che ben aveva figurato sui precedenti album ma anche nel tour con i Gamma Ray, si conferma singer di razza, ripetendosi su livelli eccezionali, ottimo performer ed in possesso di una voce non distante da quella del miglior Dickinson, ma con una impostazione più aggressiva. Ma torniamo a "Messiah", che si apre con lo speed metal di "The Ides of March"; ma il titolo non tragga in inganno, non si tratta della rilettura del brano dei Maiden ma solo di un caso di omonimia. Inoltre sarebbe stato un doppio riciclaggio, infatti gli Steel Prophet avevano proposto proprio l'opener di "Killers" sul loro terzo CD "Into the Void" (1997). A questo pezzo segue la title track che si mantiene sulle stesse coordinate, speed metal spezzato da molti cambi di tempo con la voce di Mythiasin in grande spolvero. Anche "Venegance Attained", nonostante la partenza in sordina si rivela brano trascinante sorretto da un riffing mozzafiato. Per ascoltare qualcosa di più particolare dobbiamo aspettare la più complessa e tecnica "Mysteries of Iniquity" in cui le linee vocali richiamano direttamente il Dickinson più teatrale, non si tratta di una ballad, ma di un brano che si può definire prog/speed metal. La ballad di turno arriva solo alla sesta traccia "Earth and Sky", abbastanza canonica ma tutto sommato ben riuscita. L'ascolto prosegue con un'altra manciata di brani potenti che ci conducono al brano più cattivo dal titolo particolare, presumo una data importante di cui però ignoro il significato: "07/03/47" molto vicino ad un certo thrash dei bei tempi, con un cantato tagliente e caratterizzata da alcuni momenti più melodici. Brano molto "schizzato" si rivela la seguente "Rapture" che precede l'ultima canzone in lista: la cadenzata e leggermente effettata "Ghosts once Past", anche questo brano dai vari umori, non semplice, a testimonianza di un album che necessita più di un ascolto per essere pienamente apprezzato. Datevi da fare a trovare parecchio tempo libero.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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