Per chi scrive “
Black Seeds Of Vengeance” è tra i primi 5 death metal album di tutti i tempi. Ciò che rendeva eccezionale quel disco era il mix di una serie di elementi che fusi insieme avevano un effetto devastante. Un disco di brutalissimo death metal, suonato con perizia tecnica invidiabile, dalla ferocia inarrestabile, sapientemente ammantato di oscure atmosfere egizie da pelle d’oca.
Ho fatto questa breve introduzione per introdurre subito, senza mezzi termini, un giudizio sul nuovo “
At The Gate Of Sethu” che rappresenta, per me, una vera delusione.
Nell’ordine si può riscontrare una certa ridondanza delle strutture compositive, che scopiazzano dal passato ma senza averne intensità e cattiveria. Per dirne una, bisogna aspettare la terza canzone, “
The Inevitable Degradation Of Flesh” per sentire qualche accelerazione devastante.
Il cantato di
Dallas Toler-Wade, mai sentito prima in nessun disco dei
Nile, è una pessima trovata, sia perché è proprio brutto, inespressivo e monocorde, sia perché così facendo sono ridotte al minimo le parti di growling catacombale proprie dei giorni più gloriosi della band.
Dulcis in fundo, a questo disco, nonostante gli sforzi di
Karl Sanders, mancano le famose atmosfere di cui sopra, non bastando inserire gli strumenti tradizionali egizi per ricrearle, dovendo metterci feeling e passione.
Quando è così non basta avere una produzione pulita (forse troppo) perché, anzi, si rischia di ottenere l’effetto contrario. Voglio dire, se hai una produzione che esalta il songwriting, allora un disco potenzialmente devastante suonerà mastodontico, ma se le tue composizioni sono piatte, la produzione evidenzierà ogni singola pecca. Ed è ciò che succede a questo disco.
A nulla basta la perizia tecnica, la solita cui i
Nile ci hanno abituato, con
George Kollias che sa ancora far male con i suoi pedali.
D’altro canto non si può sottacere la presenza di alcuni episodi felici, come “
When My Wrath Is Done” o la conclusiva “
The Chaining Of The Inquitous”. Troppo poco, per qualunque band, figuriamoci per i
Nile.
Al momento questo disco rappresenta per me la delusione di questo 2012.