Tanta energia e dedizione, ma non mancano nemmeno ingenuità ed alcune sbavature sul debutto discografico dei Reapers. Si tratta di un gruppo padovano formatosi un paio di anni fa ed arrivato piuttosto velocemente all'esordio. "Metalness", questo il titolo dell'album, ci presenta un gruppo ancorato alla tradizione, con evidenti rimandi alla NWOBHM, ed infatti, "Metalness avrebbe potuto tranquillamente riportare gli storici "NEAT" o "Ebony" sulla back cover, invece è uscito sotto le ali dell'etichetta francese Dead Sun Record. Altri influenze evidenti sono quelle riferite a gruppi che seguirono alla N.W.O.B.H.M., come gli Atomkraft ed i Chateaux, oppure appartenenti alla primordiale scena speed/thrash: Megadeth e Metallica. Non mi stupisce infatti scoprire che i Reapers hanno iniziato come una cover band dei Metallica (un passato percepibile nitidamente sul disco). Una maggior cura delle linee vocali e qualche divagazione in meno ("Hate Never Stop" parte e procede compatta, direi alla Mortal Sin, poi mostra nella seconda metà del pezzo qualche passaggio di troppo) avrebbero sicuramente fatto del bene al disco, ma si può già essere soddisfatti così. Lo dimostrano "Metalness" e "Pain War", la marziale "Reaper from Hell" oppure "Crying Soul", pezzo che si concede più al feeling che ai muscoli. Qualche perplessità la serba invece "Copernical Thinkage", uno strumentale che fa calare la tensione, anche se d'altra parte è utile per sottolineare la bravura del chitarrista Stefano Crivellari. Tante cose da calibrare, ma altrettante aspettative per il futuro, consigliati a chi è alla ricerca di sonorità "Old Style" affrontate con un pizzico di ingenuità mista a passione.
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