Oltre ad aver preso parte al fortunato - e convincente - comeback degli Accept,
Herman Frank non ha rinunciato alla propria carriera solista, quella che nel 2009 lo aveva portato a realizzare il primo lavoro sotto le insegne del proprio nome.
"Loyal to None" era un album che si collocava a metà strada tra l'impatto degli Accept ed il tocco spiccatamente Hard Rock che Herman Frank aveva già messo in evidenza in occasione delle sue passate esperienze con i Victory ed i Moon'Doc, un percorso dal quale non si discosta nemmeno il suo successore,
fresco di stampa, "Right in the Guts".
A questo appuntamento, il chitarrista tedesco si presenta con una formazione pienamente all'altezza del compito, per quanto profondamente rinnovata rispetto al primo episodio. Infatti, al suo fianco ritroviamo il solo bassista Peter Pichl (ex Running Wild), mentre registriamo l'assenza di Stefan Schwarzmann (magari proprio per evitare confusione con gli Accept, dove questo navigato batterista tiene compagnia allo stesso Frank) e del cantante Jiotis Parcharidis, sostituiti rispettivamente da Michael Wolpers e dal vocalist degli At Vance, Rick Altzi, con la novità di un secondo chitarrista, Mamalitsidis Cristos.
L'album parte con uno dei brani più d'impatto, la
priestiana "Roaring" che ben si accoppia con la copertina aggressiva, che si riallaccia a quella del primo album e che riecheggia un Eddie incrociato con l'Adrian dei Running Wild.
Non mancano momenti in cui sono le soluzioni più hardeggianti (la titletrack, "Raise Your Hand", "Kings Call" o "Black Star") e pure un pizzico di melodia in più, grazie ad una "Falling to Pieces"
in odor di Whitesnale, a prendere la scena per poi alternarsi ad episodi dal passo scattante ed infuocato, come "Ivory Gate", "Waiting", "Hell Isn’t Far" o "Lights Are Out", proprio quelli che garantiscono a questo disco la possibilità di colpire l'ascoltatore
diritto nelle budella .
Un nuovo tassello nella nutrita discografia di Herman Frank ed ennesima conferma del valore di questo scafato - e metallico –chitarrista.
Well, it's a dirty job but someone's got to do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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