Lungo l’ideale direttrice Los Angeles – Nässjö – Verona, germinano i
Seventh Veil, “giovane” virgulto di “belle speranze” nato nell’ambito del fertile, rutilante e vizioso terreno dello
sleaze metal d’estrazione
ottantiana.
La carica selvaggia e il potere seduttivo dei Motley Crue (il nome del gruppo è stato, tra l’altro, suggerito
nientepopodimeno che da Mr. Nikki Sixx, mutuando il nome del famoso
night club dove è stato registrato l’indimenticabile
videoclip di “Girls girls girls”), la rudezza e la matrice
punk n’roll dei migliori Backyard Babies e il temperamento di un gruppo italiano adeguatamente preparato e con la giusta “vocazione” alla materia, si ritrovano, infatti, in questo “Nasty skin”, un gustoso “assaggio” delle potenzialità dei nostri cinque
bad boys scaligeri.
Assieme a tutte queste ammirevoli caratteristiche, nel
3-tracks Ep in questione è possibile altresì rilevare anche una certa
fatale ingenuità compositiva a carattere
apolide, nel senso che si tratta di un aspetto spesso presente nel lavoro degli emergenti, anche in quelli di notevole valore, indipendentemente dalle loro origini geografiche.
Pur nell’esiguità del materiale vagliabile al momento, i veneti dimostrano di avere parecchie “frecce” a disposizione, ma non ancora il dominio totale di quella “quisquilia” che renderebbe davvero “grandi” canzoni per ora solo gradevoli e un po’ effimere, trasformando anche la “prevedibilità” dei fondamenti stilistici tipici del genere in una faccenda
comunque irrinunciabile.
Una dozzina di minuti di musica non offre presumibilmente il quadro completo della situazione, ma se posso permettermi un suggerimento, nell’ottica di un’auspicabile prova sulla lunga distanza, mi concentrerei proprio sull’espressività delle strutture melodiche, allo scopo di renderle ancora più variegate, persuasive e contagiose … un incoraggiante “work in progress”, in ogni caso.
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