Ascolto “Araba fenice”, il nuovo lavoro dei mantovani
Sutuana e ho la netta impressione di essermi perso qualcosa d’importante.
Li avevo lasciati ai tempi del loro demo “Porco giochi” come un gruppo acerbo e anche un po’ inconcludente e li ritrovo oggi nelle vesti di valente
act di viscerale
hard-rock (in) italiano, convincente, preparato e coinvolgente.
Tra le due circostanze, il
full-length “PerdutaMente …” (ai ragazzi piace giocare con le parole e con le “crasi” …), il quale, sfuggito completamente all’attenzione del sottoscritto (ma non al nostro Maurizio 'hairwind' Zanna, il quale, però, non ne è stato, invero, particolarmente “impressionato” …), deve aver costituito evidentemente la “chiave di volta” della band, tanto da convincere la SG Records a pubblicare quel disco (inizialmente licenziato come autoproduzione) e replicare la proficua collaborazione anche per l’oggetto di questa disamina.
Qualunque cosa sia successa (compresa un’eventuale, benché,
ehm, alquanto “improbabile”, sottovalutazione da parte mia …) quello che è certo e che i Sutuana
attuali hanno tutti i mezzi per far bene anche in un panorama
underground smanioso e costipato come il nostro, trattano le influenze (dai Van Halen ai Black Sabbath, passando per i Bon Jovi e i Timoria) con dovizia e misura e scrivono canzoni sempre piuttosto intriganti, supportate da un cantato in madrelingua dalle interessanti sfumature tra il poetico e l’ironico, non troppo banale nei concetti e in piena sintonia con i suoni generati.
Le chitarre di Lorenzo Zagni agiscono in maniera sensibile, grintosa e pure sufficientemente fantasiosa, il duo Montanari / Nicoli sostiene con adeguata unità ritmica le strutture armoniche e la voce di Diego Boschini è una bella “sorpresa” avvolta nell’intensità e nell’espressività.
Gli “ingredienti”, insomma, ci sono tutti e se volete anche il nome di qualche “portata” in cui essi vengono amalgamati al meglio, direi che “Ardentemente …”, “Crescere”, l’animosa “Distante” (bella l’immagine dei “… malinconiCoglioni”, a proposito di sagaci contrazioni fonetiche …) e poi ancora la suggestiva “Libera”, “System failure”, le fosche cromature di “Fuoco” e le inquietudini di “Follia” e “Marcio funebre” (un gradevole “esperimento”
doomish, che meriterebbe approfondimenti ulteriori …) possono rappresentare senz’altro i “piatti forti” di un menu che ostenta comunque pochissimi momenti deboli e rare ingenuità tecnico-compositive.
Che cosa aggiungere a questo punto, se non esternare i doverosi complimenti al gruppo per la sua “crescita” evidente e consigliare ai lettori appassionati del genere un contatto con la sua vibrante proposta musicale? Beh, magari compiacersi per un “mondo sotterraneo” che, nonostante crisi, congiunture, stagflazioni e
sfighe (la sala prove dei Sutuana è stata distrutta da un incendio doloso, tanto per dirne una ...), con la forza dell’entusiasmo, della determinazione e della passione, sa ancora “sognare” e (tentare di) emergere con sorprendente energia … proprio come la mitica creatura evocata nel titolo di questo godibile dischetto.
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