"Architect" è musicalmente, almeno per me, una parola che mi evoca ottimi ricordi. Vedasi i dormienti Spiral Architect, uno dei migliori gruppi prog in circolazione, vedasi "Architect of Lies", album dei Mercenary dal potenziale distruttivo. Mi avvicino quindi a questi
Architects con buoni propositi e buoni auspici..farò bene?
La risposta ve la do subito, ni.
Gli
Architects infatti convincono ma non troppo, fanno tutto in maniera troppo scolastica, troppo sufficiente, troppo..troppo. Una serie di troppo che alla fine stroppia, come dice il detto, perchè il risultato è qualcosa di talmente perfetto da risultare posticcio.
Il sound di "
Daybreaker" riprende quanto di buono fatto su "Hollow Crown" e lo mischia con quanto di pessimo fatto sull'ultimo "The Here and Now", trasformandosi in un metalcore scialbo e scontato, con meno melodia ma anche meno aggressività, risultando alla fine un esperimento decisamente malriuscito nella sua mediocrità.
Tra l'altro sembrano anche svanite le qualità tecniche del combo inglese, che si erano invece manifestate sui primi 3 dischi, finendo col proporre canzoni fin troppo prevedibili, sia strumentalmente sia a livello di songwriting.
Alla fine "
Daybreaker" si rivela un disco appena appena sufficiente, sicuramente meglio del fiasco dello scorso anno ma ben lontano dai fasti di "Hollow Crown". E la sensazione, almeno a pelle, è che gli
Architects abbiano ormai detto tutto e non sappiano più dove andare a parare. Spero di sbagliarmi.
Quoth the Raven, Nevermore..
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