We want to drink some fucking beer,
we want to drink some whiskey...
E di alcolici i
Tankard non se li devono essere certo fatti mancare in trent'anni di attività ininterrotta, che li vede ora approdare anche alla Nuclear Blast, dopo che praticamente hanno inciso per tutte le principali etichette Metal
Made in Germany.
"A Girl Called Cerveza" non sconfessa nulla di quanto fatto in passato da Gerre e soci, certo l'energia grezza degli esordi è un po' scemata, tuttavia lo spirito irriverente, anticonvenzionale, magari pure un po' gretto, è sempre presente, ed anche musicalmente i Tankard non si smuovono da un Thrash scattante ed affilato pur mai esasperato.
"Rapid Fire (A Tyrant's Elegy)" ci apre le porte del nuovo album nel migliore dei modi, con un refrain che ti si pianta a fondo nel cervello così come quel riff che Andy Gutjahr snocciola con tanta semplicità ed altrettanta efficacia.
Certo, nulla che i Tankard non si siano fatti mancare in precedenza, ma stavolta le cose sembrano filar via ancor meglio di quanto avvenuto sul precedente "Vol(l)ume 14", uscito nel 2010 e prodotto e mixato da Michael Mainx, che si ripresenta dietro la consolle della regia ed anche in questa occasione fa un ottimo lavoro.
E non si fanno mancare nemmeno la comparsata di Doro Pesch (e vi assicuro che non è lei che ha posato per la copertina del disco!!), che con inaspettata aggressività duetta su "The Metal Lady Boy" con un Gerre che, dopo aver riacquistato la forma fisica, sembra ringiovanito di vent'anni.
Ma quel conta davvero è di ritrovare gli stessi Tankard di sempre, e di scoprirli ancora all'altezza.
Poi dicono che gli alcolici finiscono per ottenebrare i sensi...
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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