Piattume desolante con pochissimi balzelli sufficienti: ecco il riassunto di quello che ho sentito io in Libertine, nuova fatica solista di
Liv Kristine, decisamente più conosciuta come singer dei Theatre of Tragedy e, attualmente, dei Leaves’ Eyes.
Nei suoi lavori solisti, la biondina non ha mai proposto metal e anche questo album non percorre certo strade diverse, ma il tentativo di creare un pop “culturalmente elevato” questa volta non riesce in pieno. Anzi, pur essendo cantato davvero divinamente (perché tutto si può dire, tranne che questa voce non sia celestiale), dice proprio poco. Peccato, anche perché i muscisti che la accompagnano arrivano tutti dal mondo metal e, tecnicamente, hanno dato prova di essere notevoli. Ma qui finiscono troppo semplicemente a rispettare il compitino previsto dai canoni del genere e non aggiungono molto di più a canzoni orecchiabili ma proprio povere di idee e mordente.
Insomma, in una parola: trascurabile.
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