Un incidente d'auto, un uomo in coma all'ospedale (l'io narrante, ME, James La Brie), il conforto delle due persone a lui più vicine (la moglie, l'esordiente messicana Marcela Bovio e Best friend
Arjen Lucassen) ma soprattutto le voci interiori dei propri sentimenti ed emozioni, una lucida analisi sugli sbagli compiuti e sui sensi di colpa, con un padre che lo ha sempre visto come un perdente e una moglie a cui non ha prestato le giuste attenzioni ed i rimorsi che si aggiungono al male fisico. Per la prima volta Lucassen affronta in un concept temi così realisti ed introspettivi, e lo fa come sempre alla sua grande maniera, meticoloso ed accurato nei minimi dettagli: "Human equation" è un disco che si gusta ascolto dopo ascolto, un altro must irrinunciabile per tutti gli "Ayreonauti", rispetto a "Star 1" si è ridotta la componente metal, a vantaggio di quella prettamente più progressiva che già aveva primeggiato in "Electric castle" e "Final experiment" (sono state però eliminate tutte le parti narrate tra i brani), in più le solite incursioni personalissime nel folk, dark, gothic, pop, influenze Pink Floyd, Jethro Tull, Beatles, uso abbondante di tastiere (il mito per eccellenza Martin Orford degli IQ, il pazzo giovane scatenato "Sun caged" e già con Ayreon in "Star 1" Joost Van Der Broek, il figlio d'arte Oliver Wakeman) ed il mai troppo ricordato Ken Hensley degli Uriah Heep autore di un solo di Hammond in "Day 16". Tutto scritto, arrangiato, prodotto secondo i canoni tipici ed inconfondibili dell'"Ayreon sound" senza un minimo calo o momento di stanca in 100 minuti (esiste anche una special version con un dvd bonus) non manca il contorno di mandolini, flauti, didgeridoo, voci femminili angeliche e suadenti.
E veniamo quindi agli "attori" del nutrito cast, ognuno dei quali impersona una propria emozione umana: La Brie è ancora una volta in gran forma, ma su di lui svetta imponente "the voice of reason" Eric Clayton (Saviour Machine), i suoi interventi vocali sono da brivido, la sua voce è emozionale, operistica, intensissima e drammatica (se potete avere il cd single, ascoltatevi la sua versione del classico di Bowie "Space Oddity" assieme a "No quarter" dei Led Zeppelin, dove lui entra con "Walking side by side with death", e poi ditemi qualcosa su questo essere immenso), mentre la rabbia (Rage) è Devin Townsend, altra scelta più che azzeccata da parte di Lucassen, una vera furia vocale, l'orgoglio (pride) è Magnus Ekwall (The Quill), che a Lucassen ricorda molto Ray Gillen e Robert Plant. La paura (fear) è Mikael Akerfeldt (Opeth, scelto da lucassen dopo l'ascolto dello splendido "Damnation"), il padre è Mike Baker (Shadow Gallery), l'agonia è Devon Graves (Dead Soul Tribe, la sua voce a Lucassen ricorda molto John lennon), non mancano le presenze femminili, oltre alla già citata Bovio, l'amore è Heather Findlay (Mostly Autumn), la
passione Floor Jansen, sorella della più famosa Irene (After Forever) e già con Lucassen in "Star 1", sia in studio che live.
Un concept che per il sottoscritto è già entrato a far parte della storia del prog-rock contemporaneo, assieme a pochi altri "eletti" ("Subterranea" degli IQ e "Snow" degli Spock's Beard), si consiglia l'ascolto prolungato.
P.S. il singolo "Day 11:love" alla prima settimana è entrato al numero 39 delle charts olandesi. Meditate, italiani, meditate.