I veri mostri sacri del Folk Metal (scusate, ma in questo caso gli
et similia per me non tengono il paragone) continuano a offrirci altre perle, dopo
Hevetios uscito lo scorso febbraio, con cui hanno raggiunto e forse superato anche le vette più alte delle loro terre, arriva un’altra uscita made in Switzerland .
I cambi di line-up sono stati importanti (se pensate che all’inizio erano una formazione di ben undici elementi…) e il loro estro li ha portati a volte ad affacciarsi a nuove sperimentazioni (come il caso del loro quarto album, realizzato in acustico), senza però non che questo li portasse a perdere mai di vista il fuoco della loro orbita. Quest’inverno spegneranno le prime dieci candeline e per l’occasione hanno deciso di farci e farsi un regalo:
The Early Years, una raccolta che contiene una nuova registrazione del loro primo Ep,
Vên, e la rimasterizzazione del loro primo full lenght Spirit.
Doppio disco e doppio album, nel vero senso della parola, quindi ne approfittiamo per fare un salto nel passato e per lo meno due recensioni… anche tre!
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Vên (2004)Mettiamoci tutti l’anima in pace, il primo demo autoprodotto degli Eluvitie non è più disponibile, o lo avete già oppure tanti saluti! (oh, poi può capitare che lo troviate a 2 euro in qualche vecchio negozio polveroso che svende tutto prima di chiudere!)
La prima versione realizzata nella primavera del 2003 andò a ruba; quando poi firmarono con l’etichetta Fear Dark Records l’ep venne riproposto sul mercato ma alcuni brani furono registrati nuovamente di conseguenza se si è deciso così un motivo doveva pur esserci; di sicuro la produzione non doveva essere proprio ottima, come del resto non lo fu nemmeno alla seconda occasione.
Con Vên l’idea di Glanzmann di fondere gli elementi del death scandinavo con le basi della musica celtica comincia a prendere forma; un’orchestrazione che non poteva essere più completa, con molti strumenti tipici dei musici celtici, dai flauti alle percussioni, grazie alla quale realizzano e si appropriano di arie tipiche delle antiche genti del popolo Elvetico, dove spiriti battaglieri convivono con armonie idilliache. L’ep si apre con un motivo dall’aria di un rituale di guerra che in verità è un inno alla conoscenza, dal titolo
“Verja Urit An Bitus” (una volta non era “D'Vêritû Agâge D'Bitu”? vabbè dettagli!), cantato nella loro antica lingua, per continuare a esprimere la sua essenza folk dal duplice volto.
“Uis Elveti”, ancora una volta in lingua madre, dal ritmo incalzante e reso evocativo dai cori in sottofondo. Dopo l’intermezzo strumentale
“Ôrô” affidato al suono delle cornamuse arriva
“Lament”, il brano che più poteva far sperare ed effettivamente è quello che oggi calza meglio con la proposta Eluveitie, seguito del clima magico di
“Druid” dalle liriche riflessive, atte a celebrare gli ancestrali misteri dell’esistenza, e fregiato dal tono prettamente folk. Finale sublime con
“Jezaig”, sognante, soave e incorporeo brano con il quale si chiude Vên.
Un buon inizio che all’epoca poteva benissimo, anche per la fiducia che già ispirava, beccarsi un bel
7,5********
The Early Years 1-6: Vên (re-recorded)L’ep viene adesso registrato nuovamente dalla formazione attuale per far parte di The Early Years; spicca in questa nuova veste raffinata un’impostazione più professionale, decisa e ovviamente consapevole, di sicuro è reso più moderno in allineamento perfetto con il loro sound contemporaneo, e più fruibile anche se l’essenza rimane fortunatamente la medesima, quindi resta fermo quanto scritto sopra. Vanta adesso una produzione davvero superba in grado di mettere in risalto ogni nota evidenziando la qualità di questi brani, che però se proprio vogliamo essere pignoli nasconde in parte quella venatura oscura che gli conferiva una produzione più cupa.
Per questa versione mi pare il caso di riconfermare il
7,5 … qualcosa la guadagna ma qualcosa la perde!
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The Early Years 7-17: Spirit (remastered)Fu il loro primo full-lenght, l’album che subito li portò alla ribalta tanto che si parlò già di
New Wave of Folk Metal; si apriva un mondo, nasceva una maggiore coscienza dei nuovi orizzonti che poteva aprire questo genere musicale all’epoca non ancora del tutto definito, temerario allora come lo è anche adesso (non è che sia passata un’eternità!) e che corre spesso il rischio di dimostrarsi troppo scanzonato e frivolo pur se le proposte di spessore non mancano. Gli Eluveitie erano riusciti nell’impresa!
La rabbia di un popolo, l’identità, la storia e le tradizioni –possiamo parlare anche di pagan metal- espressi ancora più sapientemente che nel loro demo/ep.
Anche Spirit si apre con un inno in lingua gallica, che da il titolo all’album, aperto dal rumore di zoccoli e dal fuggi-fuggi di volatili, suoni di sottofondo che passano presto il testimone a cornamuse, flauti, violini, ghironde e a tutti gli elementi di quella che era (ed è) ancora un piccola orchestra. Il probabile inno di un intero popolo,
“Uis Elveti”, è l’unico brano ripreso da Vên; a seguire
“Your Gaulish War” dove le chitarre e la voce death manifestano i loro desideri di vendetta addolciti ma non placati dagli strumenti celtici. Con
“Of Fire, Wind and Wisdom” ci addentriamo nei boschi sacri dei druidi dove il rispetto, la saggezza e la conoscenza si fondono con la sacralità degli elementi e della natura, accompagnati dal duetto folk-elettrico instaurato per l’occasione. Una natura che come incantata dalla loro musica presta la sua opera e i suoi brusii per arricchire il canto di
“Aidu”; adesso Spirit è in preda al lato pagan della band come ci dimostrano anche le nozioni di panteismo di
“The Song of Life”, la prestazione migliore (se proprio dovessi sceglierne una) dell’intero album per la prepotenza della componente estreme, stavolta dominante pur lasciando il dovuto spazio al volto folk.
Seguono altri due brani in lingua gallica: l’epicheggiante
“Tegernako” e la narrativa
“Siraxta” che fanno da battistrada all’ultimo lampo battagliero di Spirit,
“Dance of Victory”, una danza rabbiosa , equilibrata, direi pacata nel suo essere festosa per esprimere la gravità dello sfogo di un guerriero che ha appena vinto la sua battaglia.
Ritorno alla solennità con
“The Endless Knot”, ode al principio eterno che domina le cose secondo il sapere gli antichi Elvezi e finale nuovamente strumentale con
“An Drot”.
Evocativo, colto e travolgente!
Voto:
8,5*****
The Early Years ci ripropone un’accoppiata ancora vincente, la sintesi di passato e presente degli Eluveitie in un’uscita che va oltre l’autocelebrazione. Consigliato manco a dirlo ai fan, agli indecisi e anche a chi ancora non li ha conosciuti a fondo.
Da avere!