I
Korn cominciano a fare scuola (di nuovo). È stato questo il primo pensiero che mi è venuto in mente quando ho ascoltato il debutto dei
Beyond All Recognition, band svedese che dichiara di suonare un ibrido tra metal e dubstep, proprio come l’ultimo disco di
John Davies e soci.
Non ho pregiudizi nei confronti della modernità e della contaminazione, anzi, ben vengano, ma alcuni appunti da fare a questi svedesotti ce li ho.
Partendo dal sound, un ibrido tra metalcore, a tinte swedish, e il dubstep, dove ciò che emerge è una preponderate sezione ritmica, dinamica e vitaminizzata al punto giusto. Però se non ricordo male lo stesso risultato lo raggiungevano i conterranei
Clawfinger, giusto qualche lustro fa, senza contare che l’architettura ritmica e il suono delle chitarre ha dei rimandi ai
Meshuggah, ai quali però è bastato farsi costruire chitarre a 8 corde, senza chiamare, dall’esterno, un tizio (tale
Fredrik “Alexius” Eklund) che con i suoi marchingegni ha letteralmente dopato il suono della band.
Non che io voglia disquisire se sia utile tale tipo di contaminazione (se è già possibile ottenere quel sound con gli strumenti ordinari e un po’ di fantasia compositiva), però ciò che conta è il risultato.
Il risultato è buono, il cosiddetto dubcore ha appeal, anche se avrei preferito maggiori variazioni vocali, più orientate verso i toni bassi.
Per il resto questo “
Drop=Dead” è un disco ben suonato e ben prodotto, con momenti di pura adrenalina, come “
Arriving The Sun”.
L’esperimento sembra riuscito, anche se, ripeto, non è così innovativo come sembra, almeno a livello di sound. Se i
Meshuggah aggiungessero qualche loop alla loro proposta otterrebbero il medesimo risultato.
Ultime note per la conclusiva “
End Of Recognition”, prima del remix di “
Smoke And Mirrors”. Una canzone completamente dubstep della quale si fatica a capire il senso…forse è il debito che i
Beyond All Recognition pagano al tizio di cui sopra.
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