E chi lo ha detto che il progressive è un genere noioso per parrucconi, sapientoni, espertoni ed orchestrali mancati?
Di sicuro non i britannici
Threshold, che nel 2001 giungono al loro quinto album in studio, su etichetta indipendente Inside Out, con un LP che pur essendo a tutti gli effetti inseribile nel filone progressive metal, puntano più sulla forma canzone che sull'ostentazione della tecnica a tutti i costi, qui è invece evidente la voglia di scrivere il pezzo che funziona, della ricerca della melodia alternata a sferzate metal (a volte quasi thrash) e riff granitici il tutto finalizzato a scrivere brani che sì, sono tecnicamente ineccepibili, ma che alla fine puntano al risultato corale ed all'arrangiamento comprensibile e godibile anche a chi normalmente non mastica un genere che spesso risulta indigesto come il progressive metal.
Il trittico iniziale è di quelli memorabili, il disco infatti parte con quelli che risultano essere i tre singoli estratti dall'album (non a caso in questa versione "deluxe edition" in mio possesso vengono inseriti in versione live come tracce bonus), "
Light and Space" è una cavalcata sorretta dalla chitarra rocciosa e distorta di
Karl Groome che ci guida in un pezzo articolato e dalle numerose aperture melodiche nei bridge, in cui la band si esibisce in ritmiche serrate ed in controtempo, degne dei migliori Dream Theater davvero memorabili ed esaltanti.
A seguire, sulla falsariga del primo brano, la seconda traccia "
Turn on Turn in" dove chitarre e tastiere suonate da un sempre eccellente
Richard West consentono al mai troppo compianto vocalist
Andrew "Mac" McDermott di cantarci uno dei ritornelli più orecchiabili e facilmente memorizzabili di tutto il disco e che ancora oggi viene spesso riproposto in sede live.
Il terzo brano "
The Ravages of Time" è una lunga suite che parte con una possente ritmica di batteria in doppia cassa ed un riff all'unisono di basso e chitarra serratissimi, quasi stessimo ascoltando una band dedita al thrash metal, ma dopo la sfuriata iniziale i ritmi tellurici si spostano su aperture melodiche, con arpeggi di chitarra che rendono il sound più variegato e melodico, ed anche in questo caso le linee vocali di
Mac disegnano un ritornello che rimane subito in testa e ci decanta i danni del tempo che passa troppo in fretta.
Con questi primi tre brani i
Threshold gettano le basi per quello che sarà il sound dei loro dischi futuri maggiormente apprezzati, ovvero, "Subsurface" (2004) e "Dead Reckoning" (2007) che purtroppo rappresenta anche l'ultimo con "
Mac" alla voce e che di lì a poco lascerà a sorpresa la band a ridosso del tour e morirà a causa di insufficienza renale pochi anni dopo.
Da qui in poi il disco prosegue con una sapiente alternanza di pezzi lenti e melodici e di canzoni più sfacciatamente metal, "
Sheltering Sky" è una power ballad in cui la band suona con classe ed eclettismo. un brano dolce ed elegante ornato, inutile dirlo, dall'ennesimo ritornello azzeccato che da queste parti non manca mai.
Credo sia importante ribadire come in questo disco non ci siano filler e brani riempitivi, ogni song è infatti suonata con grande ispirazione ed intensità ed il risultato complessivo del brano travalica quelli che sono i meriti di musicisti che presi singolarmente sono comunque fenomenali ma mai come in questo disco suonano senza surclassare l'un l'altro con tediosi tecnicismi; prova ne sono i brani successivi "
Oceanbound" e "
Long Way Home" che tra riff di chitarra potentissimi e stoppati ed apertura melodiche e le solite ritmiche dispari volano via che è un piacere.
"
Keep my Head" è invece una ballad dal sapore pop (nel senso buono del termine!) introdotta dal pianoforte di
West accompagnato da chitarre acustiche e dalla solita voce stupenda e cristallina (non mi stancherò mai di dirlo) di
Andrew per quella che è a tutti gli effetti una bellissima canzone d'amore.
In chiusura troviamo un'altra suite di ben 11 minuti "I]Narcissus[/I]" che è posta intelligentemente a fine album quasi a sintetizzare l'ora abbondante che abbiamo ascoltato fino a qui, in questo brano troviamo infatti un po' tutto, dagli assoli di chitarra di
Groome ai pattern di batteria del roboante
Johanne James, dalle sferzate rocciose alle melodie malinconiche e dolci che caratterizzano questo quinto lavoro dei
Threshold.
Come detto, in chiusura della versione deluxe troviamo i primi tre brani proposti in maniera molto fedele in versione live a suggellare quello che è un disco imprescindibile per ogni amante del metal, progressive e non solo.
A cura di Davide Avigo