"
Fake" è tutto meno che la sua traduzione, ovvero qualcosa di falso. E' piuttosto un album complicato e ricco di molteplici sfumature, ma il tutto è talmente sentito e reale da risultare la naturale estensione dei due personaggi che stanno dietro al moniker
Outopsya, ovvero il bassista (e violoncellista, non dimentichiamolo) Evan Mazzucchi e il polistrumentitsta Luca Viviani, che svolge anche i (pochi, c'è da dirlo) doveri di cantante.
"Fake" è un doppio CD, un lavoro davvero corposo e lungo più di un'ora e mezza, che si pone come obiettivo la realizzazione di un'opera musicale basata sul "Fantasma dell'Opera".
E lo fa con sonorità fresche e ariose dal punto di vista dell'originalità, ma che al contempo riescono ad avvicinarsi paurosamente alle atmosfere perlopiù cupe dell'opera in questione, aiutandosi con un connubio pressoché perfetto tra il progressive rock dei King Crimson e soluzioni al limite dello psichedelico, facendo tra l'altro un massiccio uso di tastiere e sintetizzatori, tutte caratteristiche che fanno oscillare la categorizzazione del disco tra il prog e l'avantgarde.
Va detto: "
Fake" non è per tutti i palati. E' un disco complesso e di una raffinatezza incredibile, che rischia di esaltare e di deludere allo stesso tempo, in base alla forma mentis con la quale ci si applica all'ascolto. E' un disco che travalica con estrema facilità i confini canonici del prog, per avventurarsi in territori inesplorati e pericolosi.
Le varie canzoni sono così finemente intrecciate tra di loro che risulta quasi impossibile distinguerle, così che l'opera svolga effettivamente la sua funzione narrativa. Gli scenari dipinti sono di volta in volta differenti, scuri come la notte o abbaglianti come la luce del sole, ma sempre musicalmente descritti con perizia di particolari e tecnica sopraffina.
Se si fa attenzione a dove si mettono i piedi, "
Fake" degli
Outopsya è un disco fenomenale, onirico e ragionatamente folle. Il rischio è però che si trasformi in qualcosa di eccessivamente ossessivo e allucinato, al punto da risultare fastidioso. La capacità dell'ascoltatore diventa quindi quella di camminare su quel filo sospeso, senza perdere l'equilibrio e cadere nel vuoto. Volete provare o no? A voi la scelta.
Quoth the Raven, Nevermore..
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