“Pungono” questi
White MosQuito, e il loro “veleno” è un
sound corrosivo e mutevole che attinge dai classici epocali (Led Zeppelin, …) e dalle esperienze musicali più importanti del
rock italiano (Afterhours) per stimolare i
pruriti di tutti gli “indagatori” dell’
underground italico, un
cosmo sempre convulso e palpitante in cui è davvero arduo raccapezzarsi.
“Il potere e la sua signora” è un lavoro intrigante e assai gradevole, malinconico, teso e rabbioso, dove le melodie avvolgono, coinvolgono e blandiscono, mentre i testi sfoggiano lirismo, ironia e critica in dosi adeguate, sfruttando con destrezza le grandi possibilità espressive della nostra splendida madrelingua e scansando con disinvoltura, al contempo, le sue ben note insidie metriche.
La voce dalle piacevoli inflessioni Agnelli-
ane di Sergio ‘Se’ Antonazzo amministra con una certa sicurezza le belle canzoni delle “Zanzare” liguri, capaci di passare dall’intensità (in)sofferente di “Solite parole” e della brillante “Forme”, alle vibranti pulsazioni di “Stato confusionale” (con un “graffio” allegorico e persuasivo che mi ha ricordato vagamente pure un Ivan Graziani …), arrivando a
scomodare senza timore, allo scopo di rendere ancora più efficace e poetica l’invettiva, addirittura le icone letterarie del
Belpaese, come accade nella fascinosa “Manifesto”, in cui schegge del “San Martino” di Giosuè Carducci vengono sapientemente inserite nel mordace tessuto connettivo del brano.
“In faccia” offre una
versione dei fatti maggiormente impulsiva e immediata e lo stesso si può affermare anche per il viscerale
rock duro di “Non smetto” e per la carica nervosa di “Demone”, e se “Dimmi” rivela il fascinoso lato intimo del gruppo, tocca a “Nuvola” chiudere l’albo con la sagace e agguerrita “leggerezza” di uno “strano” esemplare di
Culicidae che ha idee e mezzi per trasformare il suo attuale promettente “ronzio” in un appagante “rumore” impossibile da ignorare.
Non “scacciatelo”, ma anzi accoglietelo fin da ora nelle vostre
dimore con l’entusiasmo e la curiosità “esplorativa” che contraddistingue i veri
rockofili.
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