Quinto album per i francesi Klone, band dedita fin dalla nascita, avvenuta nella metà degli anni ’90, alla sperimentazione sonora. Sperimentazione però mai fine a sé stessa, anzi declinata alla perfezione in canzoni fatte e finite, con un capo, una coda e un senso compiuto decisamente interessante. Tra l’altro, tutto questo permette ai Klone di risultare assolutamente accessibili al grande pubblico pur mantenendo una nobilità di songwriting e intenti rara da trovare sul mercato.
In giro si legge di tutto su questa band, che viene accostata una volta ai Tool, un’altra ai Porcupine Tree, ai Meshuggah, fino addirittura ai King Crimson. Se devo essere sincero, l’unico accostamento che è venuto in mente a me è con gli Alice In Chains. Non perché questo sia un album così grandemente simile a quelli della grande band appena citata, ma perché a mio parere la lezione di quegli anni è così chiara e limpida nella mente dei nostri francesoni che, alla fine, il risultato è un disco di elaboratissimo, moderno e accattivante grunge della migliore qualità.
Da segnalare in particolare la voce del singer Yann Ligner, convincente sia nelle parti graffiate che in quelle più lente, mentre i suoi compagni d’avventura se la cavano sempre con classe, senza mai eccedere in virtuosismi egoistici.
Che ascoltiate prog, metal, rock o alternative, è altamente possibile che questo album vi piaccia, dategli una chance!
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