Una band che vuole rimanere nell’anonimato: niente nomi, niente biografia e foto con maschere e lunghi mantelli. Un metal d’atmosfera, carico di suggestioni, lento, pomposo e teatrale, davvero ben costruito e suonato. Niente lyrics, ma sopra le canzoni solo un continuo copia e incolla di voci e narrazioni prese da tg, reperti storici, chiamate alla polizia, comizi e cronaca.
Rimanendo allineato con la scarnissima presentazione della band, vi dirò che questo è tutto quello che c’è da sapere sul disco dei
The Devil. Una ricetta innovativa, certo, di denuncia e riflessione sociale e storica. Va bene, ma forse per una canzone, perché su un intero disco risulta davvero pesante da sopportare. In più, il giochino di non farsi riconoscere è uno di quegli artifici pseudo-artistici che, a mio parere, hanno sempre lasciato il tempo che trovano.
Genio o truffa, dunque? A mio parere un’inutile via di mezzo, che comunque, nel complesso, non può arrivare al sei.
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