I San Dimas sono Svizzeri e poco altro sappiamo di loro, se non che questo dovrebbe essere il loro secondo full-length. Propongono un misto di indie-rock e post-grunge, in sostanza una musica molto melodica e curata con l'occhio rivolto alle tendenze più recenti, tiepido rock costantemente velato da quel soffio di sofferta malinconia che piace tanto al pubblico giovane sostenitore delle radio-televisioni alla moda. Due le tipologie di brani presenti nel disco. Canzoni agrodolci dall'andamento ondulato, con sostegno chitarristico che graffia molto dolcemente e vocals toccanti di vaga matrice Pearl Jam o Tool, oppure ballate lente con interpretazione fortemente introspettiva. Talvolta si aggiunge un lieve tocco di elettronica nu-rock per un taglio più industriale a qualche episodio, vedi "Adrenaline" e "Fade Away", ed in generale liriche attuali a sfondo sociale e politico. Il limite del lavoro è che tutte le canzoni risultano praticamente uguali. Ritmi identici, sviluppi ripetitivi, medesima atmosfera e perfino stesse soluzioni vocali. Variazioni davvero minime allo schema e dopo nemmeno metà disco si fatica a capire quale pezzo si sta ascoltando, la sensazione di pesante monotonia è oltremodo accentuata dalla lunghezza esagerata dei singoli pezzi e del lavoro nel suo insieme. Arrivare sino in fondo risulta improbo.
Un prodotto del genere dovrebbe giocare principalmente le carte della snellezza e del dinamismo, mentre gli Elvetici sono andati nella direzione opposta affossando anche i pochi spunti positivi. Un album anonimo e tedioso che ritengo faticherà a trovare spazio nel panorama saturo del rock alternativo commerciale.
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