Sarò estremamente sintetico. Danesi di Copenhagen, pallosi, piatti, banali, scialbi, voce fastidiosa, death/thrash scandinavo di infimo ordine, titolo ridicolo, braccia rubate all'agricoltura. Salvabile la sola “Cannibal Melancholy”, che però, oltre ad avere il titolo più ilare che abbia mai sentito, ad occhio e croce parla della malinconia di un cannibale per la sua condizione e vorrebbe essere stato abortito, o forse non ho capito il senso della lyrics, ma non è che sia importante ai fini del giudizio su questo disco. A sentire loro "creation and destruction become one as Urkraft". L’unica distruzione che sono riusciti ad ottenere è la disintegrazione totale dei miei coglioni. Mettetevi una pietra al collo e giù nel Mare del Nord. Con tutto il cuore.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?