Esordio discografico per i finlandesi
Brymir che grazie alla lungimiranza della Spinefarm rilasciano questo
"Breathe Fire to the Sun", un vero e proprio gioiellino di viking/folk metal, che candida il sestetto come un nome importante da seguire nel futuro in quella che diviene, giorno dopo giorno, una scena sempre più affollata.
Provate a immaginare una musica che faccia da contenitore di flussi sonori generati da gente come
Ensiferum,
Bathory, i nostri
Rhapsody e che siano mescolati con un approccio tipico del melodic death metal finlandese e avrete una idea di come suona questo album.
Caratteristica peculiare dei
Brymir è il loro approccio quasi cinematografico alla composizione, aspetto che si traduce, praticamente, nell'uso di magniloquenti orchestrazioni e onnipresenti tappeti di tastiere che rendono l'album fortemente epico ed evocativo come la colonna sonora di un film dall'ambientazione medievale.
La grande bravura del gruppo sta nel saper dosare con intelligenza le varie sfaccettature della sua musica e questo significa che
"Breathe Fire to te Sun" ha le caratteristiche per avere un bacino di utenza abbastanza vasto: non è troppo estremo e non è troppo melodico andando, quindi, a raggiungere un perfetto equilibrio basato, soprattutto, su una capacità di arrangiamento fuori dal comune che farà la felicità un po' di tutti.
Brani melodici e affascinanti come
"A Free Man's Path", una perla di gusto e atmosfera epica, duri come
"Withering Past", che ci mostra il lato più irruente dei finlandesi, o la bellissima title track, con un coro finale da brividi lungo la schiena, sono tasselli di un puzzle musicale sorprendente e variopinto che fanno dei
Brymir un gruppo da rispettare soprattutto perché siamo solo all'esordio discografico.
Raramente, infatti, ho riscontrato, al primo album, un’abilità come questa nel saper scrivere pezzi battaglieri, pomposi, dalla squisita atmosfera medievaleggiante e folkloristica senza che la musica risulti stucchevole o smielata o, peggio, noiosa e il merito, lo ripeto, sta tutto negli arrangiamenti e nella capacità di saper variare toni e registri anche all'interno del medesimo brano.
Certo, qualche difetto qui e la emerge, mi riferisco alla voce in scream cupo che avrei preferito più varia, sebbene i cori facciano da efficace contraltare, e ad alcuni momenti forse prolissi, ma si tratta di "problemi" di gioventù che possono essere corretti con l'esperienza.
Per ora il disco è bello così come è e se, come il sottoscritto, siete stati delusi dagli
Ensiferum, giusto per rimanere in Finlandia, vi consiglio caldamente di dare un ascolto a questo lavoro.
Lo troverete sorprendente.