Si potrebbe discutere per ore di un interrogativo fondamentale riguardante l'album degli Incriminated: serve davvero al giorno d'oggi un album come "Kings Of Misery" figlio di un genere (il black/thrash old style) che ha già dato tutto quanto era nelle sue possibilità per contribuire agli albori ad indirizzare il nascente movimento black metal. Ha senso quindi suonare una musica servita solo come ponte tra due generi ormai completamente diversi, e rinnegata anche dai musicisti che all'epoca facevano scalpore suonando questo genere di pezzi? Secondo me no, ma la band assicura che un sacco di gente stava scalpitando nell'attesa di un album come questo... quindi concediamo senza pregiudizio anche agli Incriminated la possibilità di dimostrare con la qualità della musica le loro buone intenzioni. Su questo punto niente di negativo da dire: le canzoni sono tutte standard (non c'è nessun highlight) ma nonostante l'estrema semplicità - a volte al limite del punk - i riff riescono a non rasentare mai la banalità che avrebbe fatto di "Kings Of Misery" un lavoro irritante. Le tonalità perennemente cavernose, il basso in evidenza, i suoni polverosi della batteria di Satanic Warmaster riportano decisamente agli anni '80 e a band storiche come Hellhammer e Venom. Le parti invece più malefiche non possono che far pensare ai Darkthrone (se è vera l'induzione Hellhammer -> Celtic Frost -> Darkthrone), anche se la componente black metal come al solito in questi lavori si riduce a quell'aura a metà tra il malvagio e il ridicolo e alle vocals di Harald Mentor. Qui, in particolare, non ci siamo proprio: la prestazione fa davvero vomitare (nel vero senso della parola) a causa di una serie infinita di versi strazianti, gorgoglii da cesso intasato e altre amenità. Va bene essere cattivi, ma in questo caso si rischia di esagerare e di perdere di vista il limite del buon senso. A parte questo, non metto in dubbio che qualche nostalgico apprezzerà con devozione l'operato dei finlandesi... tutti quelli che vivono nel presente, invece, possono tranquillamente farne a meno.
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